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Cospito vuole tornare a casa: disposto a smettere digiuno se viene revocato 41bis ad altri, ma la Procura rifiuta

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L’anarchico e terrorista Alfredo Cospito ha cercato di trattare con i giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano, ponendo come condizione per interrompere lo sciopero della fame, che prosegue dal 20 ottobre scorso, il suo ritorno a casa, dalla sorella, date le sue stabili ma gravi condizioni di salute.

La procura, nella figura della procuratrice generale Francesca Nanni e il sostituto Nicola Balice, ha respinto la richiesta perché la Cassazione ha deciso che non è possibile differire la pena se  “la patologia sia autodeterminata”, come nel caso dello sciopero della fame. Inoltre, Nanni e Balice hanno chiesto ai giudici di trattenere il 55enne Cospito nella medicina penitenziaria del San Paolo in condizione stabile e non in ospedale dove ora si trova.

Anche la procura generale di Torino e la direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, chiamati in causa, hanno espresso parere negativo, nonostante l’avvocato difensore di Cospito, Flavio Rossi Albertini, sostenga la tesi che essere in salute non vuol dire mangiare: non è un somaro per cui se mangia tanta erba vuol dire che sta bene. L’essere umano deve poter crescere intellettualmente e lo fa solo attraverso lo studio e la lettura, altrimenti non è vita”.

Altra richiesta dell’anarchico ai giudici è di sospendere il regime di 41bis per alcune persone che ha conosciuto durante le ore di socialità: “Lasciate me al 41bis e smetto lo sciopero, se liberate gli altri detenuti”.

Ora tocca ai giudici che hanno cinque giorni per decidere sulla questione e il provvedimento potrebbe già essere preso a inizio settimana.

 

 

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