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L’Onu chiede all’Italia di rispettare la dignità di Alfredo Cospito in attesa di esprimersi sul ricorso

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L’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani chiede all’Italia di assicurare il rispetto in carcere della dignità e dell’umanità di Alfredo Cospito in attesa di pronunciarsi sul ricorso. La comunicazione è stata notificata alla rappresentanza del governo italiano a Ginevra e al legale difensore Flavio Rossi Albertini.

“In attesa della decisione sul merito della petizione individuale presentata per Alfredo Cospito – fanno sapere in un comunicato il legale e il presidente di A buon diritto Luigi Manconi – il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha deciso di applicare una misura provvisoria che consiste nel richiedere all’Italia di assicurare il rispetto degli standard internazionali e degli articoli 7 (divieto di tortura e trattamenti o punizioni disumane o degradanti e divieto di sottoposizione, senza libero consenso, a sperimentazioni mediche o scientifiche) e 10 (umanità di trattamento e rispetto della dignità umana di ogni persona privata della libertà personale) del Patto internazionale sui diritti civili e politici in relazione alle condizioni detentive di Alfredo Cospito”.

Tuttavia per il momento “nessuna iniziativa è stata assunta dal ministro della Giustizia per revocare o quantomeno migliorare la condizione detentiva di Cospito. Rappresenterebbe un grave precedente se la decisione adottata dal Comitato rimanesse lettera morta, se l’Italia emulasse l’indifferenza dimostrata per l’Onu dai regimi autocratici. Le misure urgenti , che avrebbero un effetto immediato, vengono adottate dal Comitato quando sussiste il rischio imminente per la tutela dei diritti essenziali della persona e al fine di evitare danni irreparabili al ricorrente nelle more della decisione finale del Comitato. Il danno irreparabile sarebbe ad esempio la morte di Alfredo Cospito durante la detenzione”.

“È chiaro – concludono- che con questa azione la Commissione sta per la prima volta mettendo in dubbio la legittimità del regime 41 bis rispetto alle convenzioni internazionali. È molto difficile che l’Italia possa dimostrare che una detenzione a vita e in un regime di estremo isolamento stia garantendo il fine essenziale di ravvedimento e riabilitazione sociale”.

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