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Cultura

La dama Angelica, intervista con Ivano Barbiero

Gabriele Farina

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Una Torino gelida (siamo al primo giorno dell’anno 1969) è il teatro del nuovo romanzo di Ivano Barbiero, La dama Angelica, che si apre con il ritrovamento di un cadavere congelato nell’altrettanto congelata fontana Angelica di piazza Solferino.

Massoneria? Triffe? Misteri? Cosa si nasconde dietro la storia di quell’anziana signora che risulta conosciuta con una serie infinita di nomi diversi? Ad indagare e cercare di venire a capo dell’intrigo sarà il commissario Giancarlo De Salvo, che in quel gelido inverno avrebbe preferito fare tutt’altro. Trovate qui la recensione completa del libro.

Un cadavere congelato in una fontana. Si apre così il romanzo. Come è nata questa storia?

Come per i precedenti libri, l’ispirazione è scaturita dall’incontro di alcune persone che ho conosciuto quando ero cronista di nera. Ho preso spunti dalle loro storie e le ho modificate in funzione della trama che avevo in mente. Il resto della storia si è sviluppato via via mentre scrivevo e i personaggi hanno imboccato percorsi che inizialmente non avevo preso in considerazione. Ho pensato inoltre che il luogo del ritrovamento fosse conosciuto dalla maggior parte dei torinesi ed evocasse subito sensazioni differenti, capaci di stimolare la curiosità.

Perchè un noir ambientato nel 1969?

Perché in quel periodo ero un ragazzo che leggeva avidamente i quotidiani e i fatti di cronaca. Ho cercato di raccontare il periodo di poco precedente l’esplosione virulenta del terrorismo come un tempo sonnacchioso che precede la tempesta, dove le avvisaglie di quello che sarebbe accaduto già si notavano, ma la maggior parte non le voleva vedere o non ne aveva ancora compreso la reale portata.

Ci racconti il commissario Giancarlo De Salvo?

Dopo gli altri due romanzi noir con il commissario Aldo Piacentini, sentivo l’esigenza di staccare, anche solo per un breve periodo, il mio ‘rapporto’ con questo protagonista. Ho dato così vita ad una figura con caratteristiche diverse rispetto al precedente. Anche in questo caso i ricordi mi sono stati utili. In realtà il commissario De Salvo è il nome di un mio caro amico d’infanzia che mi ha suggerito di usare il suo nome quando cercavo di delineare questa figura. Per caratterizzarlo meglio ho messo un po’ di lui nel modo di pensare e riflettere, forse è uscita anche una parte di me nel modo di decidere ed agire. Penso che ne sia venuto un bel mix di caratteri ed emozioni, a volte contrastanti, che in definitiva evidenziano le fragilità e le insicurezze di ognuno di noi a dispetto delle apparenze decisionistiche.

La donna che viene trovata cadavere all’inizio del romanzo è invece un personaggio del tutto particolare, che pare arrivare dai grandi classici italiani del genere degli anni ’70. Cosa puoi raccontarci della Dama Angelica?

Che si tratta di un personaggio realmente esistito a Torino che ho voluto però trasportare in un’epoca differente ma che ne ha realmente combinate di ogni colore. Pur tuttavia, anche io sono rimasto attratto per primo da questo rocambolesco personaggio e non sono riuscito a prenderne le distanze o a condannarla per le sue malefatte. Anche perché era una donna terribilmente sola.

Gli inverni a Torino in quegli anni erano davvero gelidi. Con il riscaldamento globale abbiamo perso una caratteristica della città?

Per parlare della Fontana Angelica ghiacciata, mi sono ricollegato al febbraio del 1956 quando la temperatura a Torino scese a meno 21 gradi e sulla fontana angelica si formarono delle stalattiti di ghiaccio. Allora avevo solo quattro anni e non è che ne abbia un ricordo nitido. Però mia madre, come centinaia di altri torinesi, volle immortalare quell’insolito evento facendosi fotografare davanti alla Fontana Angelica ghiacciata.
Comunque sia, non penso che l’innalzamento della temperatura a Torino dipenda dal riscaldamento globale; allora era ben lontana dal raggiungere il milione di abitanti e tra la periferia e gli altri comuni ora limitrofi c’erano ampi spazi vuoti dominati dalla campagna. Inoltre il riscaldamento delle case non era certo quello attuale, c’era chi si scaldava ancora con le stufe a legna o con le mattonelle di carbone pressato o le ‘noci’ di coke che si vendevano un tanto al chilo.

Al centro del romanzo c’è piazza Solferino, con la fontana Angelica ed il teatro Alfieri. E’ un luogo che ami particolarmente?

Come molti torinesi, ho avuto anch’io modo di osservarla, studiarla, conoscerne la storia, questa sì romanzesca. Forse è uno dei monumenti più controversi e discussi, ricco di segni astrologici e massonici, che in origine doveva essere installato davanti al Duomo ma con una forma diversa. Le leggende su questa fontana poi si sprecano, ma più di tutto servirebbe riflettere e meditare sul teatro Alfieri che è stato avvolto dalle fiamme ben tre volte, nel 1863, nel 1868 e nel 1927, oltre ad essere stato bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale.

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