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Grimaldi: i Cpr sono un fallimento, a Torino la situazione è inumana

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“All’indomani delle proteste, la situazione al CPR è più drammatica e inumana del solito, difficile da sostenere anche per chi ci lavora. La tensione è alta per le condizioni insopportabili di questi ‘non luoghi’, un fallimento sul piano giuridico e sul piano umanitario. Non smetteremo mai di dire che vanno chiusi, che in assenza di reati il diritto amministrativo non può privare le persone della propria libertà, magari persone che hanno fatto ore di coda davanti alle questure per rinnovare i loro permessi, o che provengono dal carcere e potrebbero essere identificate in quel contesto”. Sono pesanti le dichiarazioni del Vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, della consigliera comunale di Sinistra Ecologista, Sara Diena, e del consigliere della Circoscrizione 3 e co-portavoce di Sinistra Ecologista, Emanuele Busconi, che hanno fatto un sopralluogo al Cpr di Torino.

“Abbiamo voluto effettuare un sopralluogo immediatamente dopo aver appreso i fatti dei giorni scorsi, che hanno indotto anche il Garante nazionale e la Garante torinese dei diritti delle persone private della libertà a visitare il centro” – proseguono i rappresentanti rosso-verdi. – “Sabato sono bruciate due mense e domenica tre diverse aree, a quanto pare dopo la visione di un servizio choc sul CPR di Potenza. L’ente gestore non disponeva di un piano di evacuazione e per questo, nelle ultime ore, molte persone si sono trovate a dormire in luoghi improvvisati, poiché non è stato possibile uno sfollamento immediato. 79 trattenuti saranno gradualmente trasferiti nei CPR di Macomer (25), Trapani (14) e Potenza (25). La capienza del centro è passata da 121 a 42 posti”.

“Questi luoghi sono un fallimento sotto ogni punto di vista” – concludono Grimaldi, Diena e Busconi: – “non solo sono ingiusti, ma anche incapaci di assolvere alla funzione per cui sono stati concepiti: la permanenza massima dovrebbe essere di 90 giorni, ma che cosa accade quando il Paese di provenienza (per esempio il Marocco) non ha accordi con l’Italia che garantiscano i rimpatri? La persona che non può essere rimpatriata continua a entrare e uscire dai centri. Sono meno regolamentati delle carceri e offrono condizioni ancora peggiori, con costanti e strutturali violazioni dei diritti più basilari delle persone trattenute. Un mondo impenetrabile separato dal resto del mondo, un vero vulnus per la democrazia e la civiltà dei diritti”.

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