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Muore a 94 anni Maria Luisa Sini, nipote dello scrittore Cesare Pavese

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È venuta a mancare a Torino, all’età di 94 anni, Maria Luisa Sini, nipote e ultima testimone diretta dello scrittore e poeta Cesare Pavese. Maria Luisa era figlia della sorella Maria e del cognato Guglielmo.

Dal 1930 ha vissuto nella casa di via Lamarmora a Torino insieme a Cesare Pavese, ai genitori e a sua sorella Cesarina. Nell’abitazione di via Lamarmora, Pavese scriveva, faceva traduzioni e dava lezioni private prima di essere assunto alla casa editrice Einaudi. Durante lo sfollamento della seconda guerra mondiale, Pavese con le nipoti riparò a Serralunga di Crea, in provincia di Alessandria.

Maria Luisa Sini si era laureata in lettere e ha insegnato alla scuola Sant’Anna di corso Re Umberto a Torino. Si era sposata con il chimico Andrea Cossa Majno di Capriglio, ha avuto due figli, Maurizio e Lauretta.

In una intervista che Maria Luisa Sini aveva rilasciato alla Fondazione Cesare Pavese di Santo Stefano Belbo (Cuneo), paese natale dello scrittore, la donna ha parlato – tramite ricordi e aneddoti – dello zio: persona prima che grande scrittore; uomo molto sensibile, forse troppo; genio che in vita non ha avuto quel riconoscimento raggiunto, invece, subito dopo la sua tragica morte e che lo ha reso uno dei più grandi e importanti intellettuali italiani del XX secolo.

Proprio riguardo alla morte di Cesare Pavese, la Sini aveva raccontato di avere visto lo zio per l’ultima volta il 27 agosto 1950: è il giorno del suo suicidio, quando a soli 42 anni si toglie la vita nella stanza 346 dell’Hotel Roma di Torino, due mesi dopo aver vinto il Premio Strega con La bella estate.

Qualche giorno prima che morisse, era venuto un forte temporale, si era spalancata la finestra della sua camera e il vento aveva scompigliato i libri, i fogli che erano sul suo tavolo, compreso il diario che stava scrivendo. Io e mia sorella siamo entrate nella stanza e abbiamo raccolto i fogli che erano sparsi sul pavimento ma ovviamente non abbiamo letto nulla – raccontò la nipote – Ci era vietato da mia mamma per rispettare la sua privacy. Insomma, proprio su quelle pagine raccontava ciò che avrebbe poi fatto di lì a poco. Ah, quando ci ripenso! Chissà, saremmo potute intervenire in qualche modo.

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