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Uncem chiede una mappatura sui prezzi del pellet per capire se l’Iva al 10% è efficace

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La diminuzione dell’Iva sul pellet sta facendo diminuire il prezzo al sacco? Questa la domanda che l’Unione Comuni ed enti montani ha rivolto al Governo e ai suoi Ministeri, proponendo una mappatura dei prezzi. Risale al dicembre scorso la misura varata dall’esecutivo che ha stabilito il passaggio dal 22% al 10% per tutto il primo trimestre del 2023 per l’Iva sul pellet.

Uncem tuttavia rimane dubbiosa e ha avvertito sul rischio di ingenti perdite da parte dei consumatori e delle imprese, dato che le scorte fatte nei mesi scorsi stanno per esaurirsi.

“C’è il rischio speculazione, – si legge in una nota diffusa nei giorni scorsi – Uncem lo denuncia da diversi mesi. Perché i prezzi di un sacco da 15 chilogrammi non possono essere vicini ai 13, 14, 15 euro. Lo scorso anno, in stagione, erano 5, 6, qualche volta 7 euro per 15 chilogrammi. La diminuzione dell’IVA, che per lo Stato è un costo in termini di gettito, deve portare a un calo del prezzo del sacco e del pellet sfuso. Chi deve controllare in tal senso – come per il rischio di speculazione di benzina e gasolio per auto e camion – lo faccia evitando che a pagare siano ancora una volta i consumatori. E se vi sono sanzioni, le autorità crediamo debbano intervenire.”

A fare le spese della grave situazione economica, secondo l’Unione, sarebbero le persone che vivono più distanti dai centri abitati: non possedendo metano, utilizzando soprattutto legna e pellet per scaldarsi e pagando la benzina per spostarsi, questa fetta di popolazione potrebbe pagare il conto più salato di tutti su diversi fronti.

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