Seguici su

Cultura

Restaurata la Sala dei dialoghi a Santo Stefano Belbo

Gabriele Farina

Pubblicato

il

Un nuovo tassello si aggiunge ai lavori di valorizzazione e riqualificazione territoriale messi in atto dall’Amministrazione comunale di Santo Stefano Belbo, nell’ambito del piano di sviluppo locale “Un Paese ci vuole”: sabato 5 novembre, alle 11.30, inserita nel calendario degli appuntamenti organizzati per la due giorni del Premio Pavese, è prevista infatti l’inaugurazione della “Sala dei Dialoghi”, protagonista del restyling – affidato all’architetto Cirino Leotta e voluto dall’Amministrazione comunale, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino – per la realizzazione dell’allestimento museale per la fruizione dei nuovi fondi librari e manoscritti pavesiani.

Alla ricca collezione già in possesso del museo pavesiano, si sono recentemente aggiunti i lasciti da parte di due famiglie torinesi, vicine al compianto scrittore santostefanese.
Si tratta di una serie di testi che Oreste Molina, responsabile della tipografia Einaudi oltre che grande amico e collaboratore di Pavese, spedì allo scrittore durante il suo confino a Brancaleone Calabro. Si tratta di testi di letteratura americana e inglese che Pavese ha letto, studiato e tradotto in quel periodo, sui quali sono riportati appunti, segnature, commenti inediti a firma dello scrittore, che ne documentano il lavoro di traduttore e che risultano di importanza fondamentale per la sua opera, in quanto fondante la sua ricerca linguistica che poi ha caratterizzato tutta l’opera successiva.
Il secondo lascito riguarda invece lettere, documenti, manoscritti, editi e inediti, che Pavese scambiò con Giuseppe Vaudagna, suo compagno di liceo, e che oggi i discendenti hanno voluto donare alla Fondazione Cesare Pavese. Articoli di giornali, appuntati e sottolineati, bozze di racconti, cartoline e altre lettere completano il fondo che la famiglia Vaudagna ha donato alla Fondazione: uno spaccato importante sulla vita personale dello scrittore, sui suoi rapporti privati con gli amici e compagni del liceo, che si collocano nel processo di costruzione dell’intellettuale e dello scrittore Pavese.

“Queste donazioni impongono al Comune di Santo Stefano Belbo di creare uno spazio dedicato, presso i locali museali della Fondazione, al fine non solo di custodire materiali importanti e deteriorabili, ma soprattutto di poterli rendere al pubblico di appassionati e studiosi dell’opera di Cesare Pavese – afferma il Sindaco Laura Capra, Presidente della Fondazione Cesare Pavese –. Valorizzare il grande patrimonio in nostro possesso è un dovere verso il nostro paese, la nostra comunità e tutti coloro che stimano il nostro concittadino più illustre”.

Il Comune ha inteso così ripensare lo spazio museale nella sua interezza, in modo da permettere, attraverso un allestimento innovativo e tecnologico, la custodia, la fruizione e la massima diffusione di tutti i documenti in possesso della Fondazione. Si tratta di materiale prezioso, che custodisce la memoria non solo del compianto scrittore, ma di un territorio circoscritto in un’epoca difficile per il nostro Paese. Rendere accessibili questi reperti, preservandoli al meglio, è una scelta che si è rivelata prioritaria.

Nell’ottica dell’inclusività, rientra tra gli step previsti anche l’eliminazione delle barriere architettoniche e sensoriali, per permettere la miglior fruizione possibile di ogni contenuto. Il progetto sarà strutturato con una visione in divenire: un allestimento modulare che possa ampliarsi nel tempo trovando spazio, di volta in volta, per i nuovi documenti che altre persone vicine alla famiglia Pavese potranno decidere di mettere a disposizione della collettività.

“La Sala dei Dialoghi, che si trova al secondo piano della sede della Fondazione Cesare Pavese, nella centrale piazza Luigi Ciriotti (ex piazza Confraternita), a Santo Stefano Belbo, sarà la protagonista principale degli interventi – commenta l’architetto Leotta nella sua relazione tecnica –. I nuovi spazi espositivi sono stati completamente ridefiniti per proporre al visitatore un’esperienza immersiva e ‘sartoriale’, grazie all’uso di moderne tecniche di rappresentazione”.

Da un punto di vista concettuale, la Sala dei Dialoghi si propone di illustrare in chiave drammatica l’incontro con l’uomo Cesare Pavese nel suo ultimo atto terreno. La sala è stata oscurata per consentire la gestione delle proiezioni e dei supporti multimediali, mediante tende completamente ignifughe di colore nero; su di esse proiettori led celati nella nuova libreria proiettano, quale prima proposta, frasi celebri e i titoli delle opere di Cesare Pavese.
A sinistra dell’ingresso definito dal nuovo tendaggio, si riconosce una libreria in legno massello di semplice disegno che contiene pubblicazioni riferibili alla figura di Cesare Pavese liberamente consultabili appoggiandosi a pianetti estraibili contenuti nella struttura della libreria stessa. Due teche espositive di sicurezza, correttamente illuminate, consentono l’esposizione di libri o testi originali. Contenitori in legno chiusi da serrature a spillo di sicurezza contengono i libri e i documenti originali posti in condizione di protezione dalla luce oltre che a temperatura e umidità costante.
Sul fondo della sala, un ledwall ad alta definizione ricostruisce – con le foto dei luoghi pavesiani e con le copertine delle sue opere – l’immagine del poeta che si dissolve per essere sostituita, grazie all’ausilio un sistema di riconoscimento biometrici e casse ad alta fedeltà inserite nella cornice, con l’immagine del visitatore.

La filosofia del progetto di allestimento interessa tutti i livelli della Fondazione a eccezione degli spazi occupati dalla biblioteca comunale. Il piano terra, che garantirà l’accesso protetto alla struttura e individuerà spazi informativi dedicati alle modalità di fruizione del museo oltre al locale guardaroba. Il piano primo, che comprenderà la zona di accoglienza, la biglietteria, la macchina del futuro (scansione facciale o totale), il book shop, la zona di preparazione alla visita e il bar. È inoltre previsto il percorso di visita alla chiesa con la mostra permanente delle tele del pittore Ernesto Treccani e le temporanee tematiche. Il piano secondo, con il percorso di visita vero e proprio che culminerà con l’esperienza intima con il poeta nella Sala dei Dialoghi, luogo all’interno del quale sono ora custoditi i manoscritti e i libri autografi di Cesare Pavese e dove viene riproposto in chiave drammatica il riutilizzo delle attuali sedute con esposta la teca contenente i racconti Dialoghi con Leucò e la sua scritta di commiato. Il piano terzo (sottotetto), infine, a ospitare la sala di controllo e regia per la gestione dei contenuti multimediali.

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *