Piemonte
No campi fotovoltaici su suolo agricolo, la petizione di Coldiretti Torino
Bloccare i campi fotovoltaici su suolo agricolo ma aumentare la produzione di energia pulita sui fabbricati agricoli e sul suolo già cementificato. È questo lo scopo della petizione lanciata da Coldiretti Torino tra gli amministratori locali dei 312 Comuni della Città Metropolitana.
La più rappresentativa organizzazione agricola del Torinese chiede di sostenere la richiesta alla Regione di dichiarare “inidonei” all’installazione di centrali fotovoltaiche tutti i terreni agricoli.
Attualmente, la Regione Piemonte considera “non idonei all’installazione di impianti fotovoltaici a terra” solo i terreni di classe I e II di fertilità. In particolare, si chiede di modificare il paragrafo 17.3 delle “linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili” della Regione inserendo tra le aree non idonee tutte le classi di capacità d’uso del suolo.
Alla petizione hanno già aderito i sindaci di Pinerolo, Leinì, San Benigno Canavese, Maglione e Usseglio.
«La nostra richiesta – spiega il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – parte dalla nuova ondata di richieste per la realizzazione di campi fotovoltaici a terra, in particolare nel Canavese. Multinazionali e fondi di investimento individuano aree coltivate e cercano di acquisirne il titolo per edificare i campi fotovoltaici sottraendo terreno alle coltivazioni. Al contrario chiediamo di aumentare la quota di questa importante fonte di energia rinnovabile sulle coperture dei fabbricati agricoli, quali abitazioni, stalle, magazzini, fabbricati di trasformazione e vendita velocizzando ulteriormente le procedure per tali installazioni e senza vietare alle aziende agricole di trarre dall’energia fotovoltaica la giusta remunerazione per gli investimenti effettuati e per il contributo all’incremento delle energie rinnovabili nel Paese».
La richiesta di Coldiretti Torino parte dall’esigenza di non perdere altro suolo per la produzione di cibo e per la qualità ambientale dei nostri territori. Nonostante la crescente sensibilità ambientale, infatti, il consumo di suolo nella nostra Provincia continua a ritmi sostenuti per effetto dell’approvazione di nuove opere viarie e nuovi insediamenti produttivi e commerciali e della relativa realizzazione di opere pubbliche come svincoli e parcheggi.
«Non possiamo più permetterci di perdere suolo – conclude Mecca Cici – Ribadiamo la necessità di valorizzare e tutelare il suolo non edificato in quanto bene comune risorsa non rinnovabile che oltre a produrre cibo di qualità, produce “servizi ecosistemici” e va gestito con le pratiche agricole e forestali anche per prevenire e mitigare gli eventi del dissesto idrogeologico».
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