Cuneo
La cartiera Pirinoli di Roccavione ferma la produzione di cartoncino per i costi energetici eccessivi
La cartiera Pirinoli di Roccavione ha dovuto fermare la produzione giovedì 1° settembre per le bollette del gas aumentate anche dell’800% in un anno.
La cartiera Pirinoli produce cartoncino per la grande distribuzione e imballaggi, con sede a Roccavione ed è stata costretta a fermare la produzione e a mettere in cassa integrazione i dipendenti, per la prima volta da quando nel 2015 è rinata come cooperativa dopo che i lavoratori l’avevano acquisita dai precedenti proprietari evitando il fallimento.
Spiega il presidente di Pirinoli, Silvano Carletto:
I rincari sono troppi, un anno fa pagavamo 400mila euro a bolletta, con il valore attuale del gas potremmo arrivare a pagare 5 milioni di euro per lo stesso quantitativo di gas utilizzato, nel contempo si sta verificando una diminuzione dei consumi. Speriamo di ricorrere alla cassa integrazione il meno possibile, ma è chiaro che servono interventi e aiuti concreti. Attorno alla cartiera ruota l’economia del territorio, con oltre 90 famiglie e altre 40 se contiamo l’indotto.
Analoga situazione alla Latteria Sociale Antigoriana di Crodo dove il direttore Giovanni Morandi lancia un allarme: “Il settore lattiero caseario è stretto in una morsa che rischia di essere fatale: l’impennata dei costi dell’energia da un lato e la necessità di pagare maggiormente il latte conferito dai soci, per sostenerne la capacità produttiva anch’essa messa a rischio dai crescenti costi di energia e materie prime alimentari necessarie ad integrare la dieta foraggera, sono elementi di criticità che non possono essere completamente compensati da proporzionali aumenti dei prezzi di vendita perché sarebbero insostenibili per i consumatori finali. Sappiamo bene che la questione del prezzo dell’energia è un problema di livello quanto meno europeo, ma vogliamo che sia noto a tutti che le ricadute riguardano anche le nostre piccole realtà che però costituiscono un pilastro fondamentale dell’economia montana, e di conseguenza della possibilità di permanenza delle persone nelle aree interne di montagna senza le quali verrebbero meno tutti quei servizi ecosistemici ormai universalmente riconosciuti a chi fa agricoltura in questi territori.
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