Cittadini
Frutta: per i consumatori aumenti oltre 30% ma per i produttori prezzi fermi a 30 anni fa
Con i prezzi della frutta cresciuti al dettaglio di oltre il 30% è boom speculazioni lungo la filiera. È quanto denuncia Coldiretti rispetto alla situazione del territorio che registra una forbice notevole tra quanto viene remunerato il lavoro dei produttori e quanto viene pagata la frutta dai consumatori.
Situazione, oltretutto, aggravata dalla grande distribuzione e dai soggetti intermediari lungo la filiera che continuano ad applicare il loro strapotere acquistando e vendendo a prezzi che non coprono neanche i costi di produzione.
“È inaccettabile che i prezzi riconosciuti ai frutticoltori restino invariati quando sul comparto stanno gravando i rincari di energia, carburante, materie prime, fertilizzanti ed imballaggi arrivati addirittura al +72%, ed il consumatore, però, si trova a pagare la frutta con prezzi alle stelle – denunciano il Presidente di Coldiretti Novara-Vco Sara Baudo e il Direttore Francesca Toscani – Oltretutto, quest’anno, sulla frutticoltura sta pesando anche la mancanza di manodopera straniera a causa dei ritardi e dei blackout informatici causati a livello ministeriale.
Sono almeno 20-30 anni che ai produttori vengono riconosciuti questi prezzi, senza contare le tempiste iper dilatate dei pagamenti nonostante gli accordi interprofessionali, ma i costi di produzione sono aumentati fino a triplicare, soprattutto in questo ultimo anno. Viste le speculazioni in atto lungo la filiera, siamo pronti ad applicare il decreto sulle pratiche commerciali sleali”.
Nel Novarese le produzioni di mele, kiwi e fragole si estendono principalmente nei comuni di Ponzana, Sozzago, Oleggio.
“Per abbattere i forti costi del trasporto, va portata avanti la progettualità di creare un impianto di trasformazione locale della frutta per evitare di aggiungere ulteriori costi di produzione – continuano Baudo e Toscani – Solo attraverso un progetto di filiera lungimirante è possibile garantire ai produttori di non lavorare sotto i costi di produzione visto che, ad oggi, devono vendere 3 chili di frutta per potersi pagare un caffè”.
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