Cronaca
Morte di Andrea Soldi: confermate le condanne allo psichiatra e ai tre vigili urbani
La Cassazione ha rigettato il ricorso: per la morte di Andrea Soldi sono state confermate le condanne allo psichiatra e ai tre vigili.
Il 19 ottobre 2020 la corte d’appello di Torino aveva confermato la sentenza di primo grado a un anno e otto mesi inflitta nel maggio 2018 per omicidio colposo nei confronti di un medico psichiatra e di tre agenti della Polizia municipale, sentenza comunque ridotta di due mesi.
Il 5 agosto del 2015, a 45 anni, Soldi era morto nel corso di un Trattamento sanitario obbligatorio condotto in maniera inappropriata dal personale intervenuto. Si trovava su una panchina nel giardino di corso Umbria, dove trascorreva gran parte delle sue giornate. Dopo essere stato tirato a terra violentemente, era stato ammanettato con le braccia dietro la schiena e mantenuto in questa posizione per un tempo prolungato, nonostante manifestasse segni di soffocamento.
Sarà l’esame autoptico a chiarire meglio le cause della morte di Andrea Soldi. Il 45enne è “deceduto per una violenta asfissia da compressione e ostruzione della parte alta delle vie aeree e per una dissociazione elettromeccanica del miocardio”. Quasi strangolato. “Il paziente veniva afferrato e cinto al collo con un braccio”, una manovra di “strozzamento atipico provocava la compressione delle strutture profonde vascolonervose del collo. Di conseguenza perdeva coscienza e veniva in tale stato ammanettato”.
Situazione non migliorata una volta che Soldi è stato caricato sull’ambulanza: “Durante il trasporto Soldi non riprendeva coscienza – scrive ancora il medico legale- e proprio il trasporto aggravava la situazione perché la posizione del corpo, data anche la sua mole, era incompatibile con una ventilazione efficace e con il mantenimento manuale della maschera di ossigeno”.
L’uomo era stato poi caricato in ambulanza, già incosciente, nella stessa posizione per essere portato in ospedale dove però era arrivato in condizioni irreversibili ed era morto poco dopo.
La sorella di Andrea ha dichiarato: “Per noi la condanna è morale, un segno perché quello che è accaduto ad Andrea non accada più ad altri e comunque a prescindere la decisione non mi fermerò e finché Andrea mi darà voce continuerò ad andare in mezzo alle persone fragili, alle famiglie, ai giovani, per dire che i Tso devono cambiare ma soprattutto che è necessario investire più risorse sulla salute mentale, occuparsi di più non solo di chi è malato ma anche delle famiglie, creare centri diurni che non siano solo parcheggi”.
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