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Manuel Agnelli, la prima del nuovo Tour al Flowers festival di Collegno

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Dove eravamo rimasti con Manuel Agnelli? Alla sua carriera trentennale con gli Afterhours? Al successo con i Maneskin a Sanremo? Alla vittoria del David di Donatello come miglior canzone di un film (La profondità degli abissi, tratta dal film Diabolik dei Manetti Bros) o al nuovo album solita “Ama il prossimo tuo come te stesso”.

Quante cose ha fatto Manuel, che può piacere o meno resta una delle indiscusse figure di spicco dell’indie italiano da quando lo si definisce così.

Eppure Manuel ha definito questo “un tour contro la noia” e per completare un viaggio musicale verso l’età adulta. La voglia è sempre quella di fare cose nuove, di andare oltre gli schemi e di farlo concretamente.

Ecco perché con lui, sempre comunque al centro, c’è una nuova band, un vero gruppo di istrioni, la ormai celebre Beatrice Antolini (con Vasco Rossi e non solo) Frankie e DD dei Little Pieces of Marmelade e Giacomo Rossetti dei Negrita. Tra strumenti, catene e bidoni e usati come percussioni, Manuel porta i pezzi del nuovo album e molti storici degli Afterhours.

E’ la sua prima vera tournée solista partita ieri sera proprio dal Flowers Festival di Collegno, un altro segno di rinnovamento.

E’ sempre amato, per il suo passato e per aver percorso in lungo ed in largo le lande sabaude, è stato qui più volte con la band o in progetti paralleli. C’è un buon pubblico, la musica distrae dal caldo torrido di questi giorni, ma sul palco tutto va a fuoco facilmente.

Dopo anni di tour nei teatri si vede la voglia di tornare dal vivo con qualcosa di energico e di visivamente forte. Sonorità intense e ritmica sugli scudi, che ha ampio spazio nel nuovo album, che sul palco ha avuto la sua consacrazione, a partire dai due singoli “Proci” e “Signorina Mani Avanti”, una sorta di invito a lasciare da parte le aspettative che eravamo imposti e cercare qualcosa di più spontaneo e forse inatteso.

E proprio da quest’ultima che si inizia, ma è solo una mossa perché poi si entra nel mondo Afterhours come un fiume in piena. Manuel ringrazia spesso il pubblico, davvero caloroso, per l’occasione di tornare ad esibirsi dopo il periodo di pandemia con qualcosa di vero, di concreto e di molto Afterhours.

Infila una sfilza di perle da lacrimuccia per i suoi fan della prima ora, “Veleno”, “Non si esce vivi dagli anni 80”, “Male di Miele”, “Varanasy Baby” e “Quello che non c’è”, “Ballata per la mia piccola iena”, “Lasciami leccare l’adrenalina ” e “Dea”, il punk sfrenato degli “After”. Tutto d’un fiato, come ai bei tempi, la nuova sezione ritmica spacca veramente e conferisce grande impatto e freschezza ai pezzi. C’è il momento nostalgia con “Voglio una pelle splendida” e “Non è per sempre” per poi chiudere con uno sfrenato e rumoroso encore con “By By Bombay” e “Ci sono molti modi al piano”. Ha rinunciato, parole sue, ha molto per poter tornare libero ad esprimersi come piace a lui, senza lacci e catene. Lo abbiamo visto, anzi li abbiamo visti, una sorta di Afterhours 2.0 davvero riuscito.

Il cambiamento annunciato si è visto, insieme alla voglia di perdere il controllo e di farsi guidare da entusiasmo e imprevedibilità. Anche i brani Afterhours sapevano di nuovo, in qualche modo. Comunque lo sapevamo che, alla fine, saremmo tornati a casa più caldi di prima, perché Manuel c’è, Manuel è tornato!

Foto e Report Paolo Pavan/QP

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