Cronaca
Condannata Silvana De Mari per diffamazione contro il movimento Lgbtqi+: “diffondono la pedofilia”
Il medico psicoterapeuta 64enne, scrittrice di libri fantasy, Silvana De Mari, nota per le sue posizioni omofobe e no vax è stata condannata dalla corte d’Appello per diffamazione nei confronti del movimento Lgbtqi+. Infatti, De Mari aveva scritto nel 2017 nel suo blog: “Il movimento lgbt vuole annientare la libertà di opinione e sta diffondendo sempre di più la pedofilia” e l’ha ribadito anche in aula dove ha affermato: “Il movimento lgbt è un movimento politico e una persona ha l’assoluto diritto di attaccarlo”. La sentenza conferma il primo grado e condanna De Mari al pagamento di 1.500 euro oltre le spese legali.
Il movimento Lgbtqi+ si è costituito parte civile con il coordinamento Torino Pride e la Rete Lenford assistiti dagli avvocati Niccolò Ferraris, Gabriele Filippo e Michele Poté. “È stato confermato il fatto che fossimo dalla parte del giusto quando abbiamo deciso di fare questo esposto. Siamo contenti e sabato pomeriggio sarà più bello festeggiare il Pride”, dichiara Alessandro Battaglia del Coordinamento Torino Pride aggiungendo: “Questo tempo passato è stato di grande riflessione anche rispetto a tutti coloro che continuano a insultare la nostra comunità in tutti i modi possibili”.
L’avvocato Gianluca Visca, difensore di De Mari, che ha sostituito da poco il precedente consulente legale, ha già annunciato il ricorso in Cassazione. “Sono stato nominato pochi giorni prima di questa udienza a causa dell’improvvisa defezione dell’altro legale, ho depositato un’istanza per avere tempo di studiare gli atti e questo non mi è stato concesso. Non sono quindi stato posto nella condizione di difendere adeguatamente la mia assistita”.
Per la procura generale le parole di De Mari sono non solo offensive per il movimento ma anche “gravi per le conseguenze che possono avere sui figli delle coppie omosessuali”.
De Mari due mesi fa aveva perso un’altra causa nei confronti di un circolo di cultura omosessuale intitolato a Mario Mieli, i cui attivisti aveva definito “simpatizzanti di pedofilia, necrofilia e coprofagia”.
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