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OPI Torino festeggia a teatro la Giornata internazionale dell’infermiere: “Non siamo eroi”
Con uno spettacolo andato in scena ieri pomeriggio presso il teatro Monterosa di Torino, l’Ordine delle professioni infermieristiche ha celebrato la Giornata internazionale dell’infermiere. Lo ha fatto portando in scena “L’arte bella: Florence Nightingale e la sfida dell’assistenza infermieristica”, un evento sostenuto dal Rettorato dell’Università degli Studi di Torino come omaggio a chi negli ultimi due anni di pandemia si è dedicato alla cura dei più fragili.
Ispirato alla pioniera della professione infermieristica e ideato da Valerio Dimonte, professore di Scienze Infermieristiche dell’Università di Torino, e dalla regista Alessandra Rossi Ghiglione, direttrice di Social Community Theatre Centre, è una riflessione sul valore della cura e del benessere dei curanti: sul palco del teatro Monterosa sono saliti un’attrice, che inscenava la l’autorevole figura di grande ispirazione per la professione infermieristica, e un’infermiera, che interpretava se stessa dell’impegno professionale quotidiano.
In apertura dello spettacolo il presidente di OPI Torino Massimiliano Sciretti ha tracciato il punto di una professione «sottoposta ad uno stress e uno sforzo immenso che ha però reso evidente la nostra capacità e quello che facciamo tutti i giorni. Non siamo eroi, siamo dei professionisti. E in questo momento storico abbiamo di fronte una sfida importantissima».
Gli Stati generali della professione per la prima volta nella storia della professione sanitaria hanno delineato quale sarà il futuro dei prossimi vent’anni per ben 456mila infermieri. «È necessario cambiare un paradigma – aggiunge Sciretti – all’interno della nostra professione: dobbiamo lavorare sulle competenze, sulle lauree magistrali a indirizzo clinico per elevare le competenze su pazienti sempre più complessi, per dare delle risposte sempre più adattate ai bisogni di salute dei nostri cittadini. Le sfide riguardano molti aspetti: la valorizzazione della professione è fondamentale, di pari passo alla necessità di risolvere il problema dei numeri.
La carenza di infermieri va affrontata in modo strutturale, con l’Università che deve garantire qualità mediante un percorso formativo e il tirocinio, che è l’elemento esperienziale che determina la competenza».
La mission degli infermieri oggi è quella di rendere attrattiva la professione mediante uno sviluppo di carriera nel campo clinico grazie a una
revisione dei modelli organizzativi e un riconoscimento del percorso che si è intrapreso. «Abbiamo una sfida importante – conclude il presidente di OPI Torino – Anche la politica lo sta comprendendo: il “DM 71”, delibera del Consiglio dei Ministri che uscirà a breve che regolamenta gli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale, è disegnato sulla professione infermieristica. Abbiamo combattuto molto per scriverlo in modo corretto.
Nei prossimi cinque anni dobbiamo portare a casa un cambiamento del paradigma all’interno della professione. Perché essere infermieri significa restare accanto ai cittadini in ogni fase della vita. E l’infermiere di famiglia e di comunità sarà l’emblema di questo percorso».
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