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Cultura

Il Giappone in mostra alla Galleria Salamon di Torino, dal 29 aprile al 4 giugno

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Per un mese, dal 29 aprile al 4 giugno, la Galleria Elena Salamon mette in mostra una raccolta di stampe giapponesi, 170 xilografie, che con i loro colori, talvolta vividi e accesi, talora delicati e tenui, trasmetteranno al pubblico la loro poesia.

Le stampe selezionate per l’esposizione sono il risultato di un’accurata ricerca: a maestri famosi come Hiroshige e Hasui, si affiancano artisti meno noti che raccontano l’eleganza e l’essenzialità di un paese che ha fatto della ricerca della perfezione lo scopo della sua estetica.

Accanto ai paesaggi e alla natura declinata in ogni sua forma, ammiriamo delicati fiori, stampe di pattern per kimoni e paraventi ed un caleidoscopio di forme e colori che raccontano di un profondo rispetto e amore per la Terra.

Star assoluta dell’esposizione è ‘Cranes Flying over Waves’, il volo delle gru sopra la grande onda, di Hiroshige Utagawa I.

Si tratta di una prova rarissima, solo un altro esemplare completo è comparso sul mercato negli ultimi trent’anni. Le gru in Giappone sono considerate animali di buon auspicio. Sono simbolo di prosperità, buona sorte e lunga vita. Qui partono da una grande onda per arrivare al sole.

Hiroshige Utagawa I (1797-1858) è senz’altro il nome più conosciuto tra gli artisti in mostra. Uno dei massimi rappresentanti della corrente dell’Ukiyo-e (letteralmente mondo fluttuante) nata e sviluppatasi durante il periodo Edo (1603 -1868) epoca di grande splendore artistico. Hiroshige, noto per la sua ricchezza cromatica e la sua capacità di trasmettere il sentimento della natura, fu l’artista che maggiormente influenzò gli impressionisti.

In mostra oltre all’immancabile Fuji, le baie, le barche e i pescatori, immersi nella calma e nella quotidianità della vita di villaggio, l’arrivo della sera raccontato attraverso uno straordinario arcobaleno, le stagioni accolte e celebrate in ogni momento come nella festa di Tanabata, festa dell’estate e le prime luci dell’alba che affiorano a Yoshiwara, il quartiere dei piaceri di Edo. Blu di Prussia e turchese i colori predominanti, declinati in infinite sfumature secondo la raffinata tecnica del bokashi che permetteva di creare l’illusione di profondità.

Successiva all’epoca Edo, l’era Meiji (1868-1912) fu uno dei periodi più movimentati della storia giapponese. In quegli anni infatti il Giappone vide la trasformazione dei suoi assetti politici, economici e culturali e raggiunse in tempi brevissimi il livello economico dei maggiori paesi industrializzati dell’occidente.

In campo artistico vennero introdotte tecniche e tematiche provenienti dall’Europa, a seguito di scambi e influssi con l’arte occidentale.

Tra gli artisti di questo periodo:

Kōno Bairei (1844 -1895), legato ancora alla tradizione classica, è noto soprattutto per le xilografie a soggetto Kacho-e (fiori, piante e uccelli). In esposizione una raccolta di delicatissimi fiori, colorati a mano.

Uno dei primi a inserire alcuni aspetti dell’arte occidentale nel suo lavoro, fu Kodama Nagari (attivo dal 1850 al 1890) il quale realizzò coloratissimi pattern per kimono di grande modernità.

Tsuda Seifu (1880-1978) si affermò fin da giovane come creatore di motivi decorativi floreali e geometrici, uno stile, il suo, estremamente raffinato che presenta molti punti di contatto con l’Art Nouveau .

L’ultima corrente artistica presente in mostra è quella dello Shin-hanga, anche detto movimento delle ‘nuove stampe’ o neo Ukiyo-e: Hasui, Yoshida, Koson e Koitsu ne furono i massimi interpreti. È l’inizio del periodo Shōwa (1926 – 1989), gli artisti Shin-hanga creano uno stile che combina soggetti tradizionali a un tratto moderno ispirato dall’impressionismo e dal realismo.

Le loro opere, immerse in una luce soffusa, trasmettono una visione nostalgica e romantica del Giappone valorizzando le radici rurali e l’architettura tradizionale che stava completamente sparendo dal paesaggio urbano di Tokyo e delle grandi città.

La pioggia, la neve, albe e tramonti e notti tra soggetti favoriti. È però attraverso il riflettersi di questi elementi sull’acqua che raggiungono la loro massima espressione artistica. Spesso le loro stampe erano molto complesse e prevedevano un’ampia gamma di colori. Per le xilografie più articolate, venivano incisi fino a 25 legni diversi.

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