Quotidiano Piemontese
La lettera al soldato di Luciana Littizzetto
Dal palco di Che tempo che fa la torinese Luciana Littizzetto ha letto una toccante missiva indirizzata ai giovani soldati russi impegnati nell’occupazione dell’Ucraina. Un messaggio semplice, con qualche tocco ovviamente ironico, ma evidentemente sentito.
Questa è la lettera al soldato di Luciana Littizzetto:
“Caro Dimitri, caro Ivan, caro Oleg, caro Pavel, caro Yuri. E ci metto dentro anche caro Vladimir perché in tutta la Russia ci sarà pure un Vladimir normale.
Io non ti conosco, ma mi basta guardare la tua barbetta rada e la divisa troppo grande che in te rivedo mio figlio e tutti i nostri figli.
Caro Boris so che hai paura e ti senti perduto, ma sappi che tu non hai colpa, hai 20 anni, ti han messo un fucile in mano e ti han mandato in un posto che non sai manco dov’è, pedina di una partita a scacchi a cui nemmeno pensavi di giocare.
Ti abbiamo fregato. Noi adulti lo facciamo spesso e ora lo stiamo facendo con la guerra che è il modo più infame.
E più questa assurda follia va avanti e più ho compassione per te.
Perché alla tua età, a 20 anni, caro Vania dovresti essere in giro con l’Erasmus, a stapparti una birra con l’accendino e a limonare sulla Rambla, a sederti con tutte le scarpe sugli schienali delle panchine per farti mandare affanculo da quelle come me. Dovresti andare a farti scoppiare le orecchie dalla musica ai concerti, disegnare come uno scemo con la pipì sulla neve. Sparare sì, ma alla sagra della scrofa della steppa per vincere il peluche alla fidanzata….
E invece sei lì con il cuore nel fango, condannato a essere un maschio dell’800 che va a morire per la patria.
Caro Dorian. Io non ti conosco, ma potrei essere tua madre, Filippa tua zia e Fabio tuo nonno che ha esagerato con la vodka.
Ti ho fatto ridere? Son contenta. Perchè risate e guerra sono nemici naturali, e dove c’è uno non può esserci l’altra.
Caro Victor, sappi che tutto questo non è colpa tua. La colpa è nostra. Della generazione dei tuoi padri, quella che viene dal Novecento, un secolo breve, ma bastardo come pochi.
La colpa è nostra che ti abbiamo lasciato un mondo di mer** in cui i soldi e il profitto sono gli unici obiettivi che abbiamo.
P.S. C’è un proverbio russo che esalta l’eroismo e dice: è meglio morire per la zampata di un leone che per il morso di un gatto. Non farti riempire la testa con questa retorica del ca***, e ricordati che c’è una terza via: non morire e starsene sul divano con il gatto. Fidati, è meglio, anche se il gatto vomita il pelo”.
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