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Cultura

Al Mufant “Il Futuro è servito” in 100 piatti che raffigurano il futuro immaginato nel passato

Gabriele Farina

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Al museo del fantastico di Torino “Il Futuro è servito” con una mostra dedicata al periodo in cui è nato l’immaginario moderno sul futuro: a seguito dell’avvento dell’industrializzazione e al suo diffondersi nella coscienza popolare, nel corso del XIX secolo, letterati ed illustratori, cosiddetti pre-fantascientifici, hanno posto le basi per una nuova narrazione del futuro. Ma, con questa mostra, il Mufant lo fa in una modalità inedita e molto particolare.

La nascita di questo nuovo genere letterario, che ha poi progressivamente “invaso” gli altri mass media e le arti in generale, ha consentito di porre al centro della riflessione popolare un tema che non ha mai esaurito il suo potenziale: il futuro.

Su questi temi esiste a Torino una delle più grandi collezioni dedicata, appunto, al futuro immaginato nel passato. La collezione è stata creata da Piero Gondolo della Riva, ricercatore e collezionista piemontese, il quale, per decenni, ha studiato lo scrittore francese Jules Verne, radunando migliaia di documenti di ogni tipo a lui relativi (manoscritti, edizioni rare, fotografie, manifesti, mobili ed oggetti appartenuti allo scrittore ed al suo editore, cartoline, figurine,
francobolli, etc.), oggi conservati nella “casa – museo Verne” di Amiens.

Piero Gondolo della Riva, incaricato dall’editore Hachette di curare la pubblicazione del manoscritto (inedito) di Jules Verne “Paris au XXe siècle”, uscito per la prima volta nel 1994 e tradotto in decine di lingue, ha cominciato la sua attuale collezione di libri e documenti relativi al “futuro immaginario” per conoscere quanto, nel passato, fosse stato scritto a tale proposito.
Fra i moltissimi documenti sul futuro che questa straordinaria collezione contiene, vi è un centinaio di piatti, prodotti fra la metà dell’Ottocento e la prima guerra mondiale, decorati con immagini che mostrano il futuro immaginario o la conquista futura dello spazio.
Proprio su questa rara ed eccezionale collezione di piatti è focalizzata la mostra “Il Futuro è servito”.

In mostra oltre 100 piatti da dessert, di origine prevalentemente francese, che raffigurano il futuro immaginato nel passato raggruppati in differenti sezioni a seconda delle tematiche su di essi illustrate. Immagini straordinarie relative alla conquista dell’aria e dello spazio, al femminismo, alla guerra e alla musica del futuro, alla moda, alle minacce costituite dall’uso dell’automobile e dall’inarrestabile progresso della scienza e della tecnica.

I piatti da dessert erano i prescelti per le decorazioni in quanto, generalmente, la parte finale del pranzo coincideva con il momento del “relax” da trascorrere in leggerezza fra convitati anche commentandone le illustrazioni che, per questo motivo, spesso avevano uno spirito ironico.
Da qui, ad esempio, la serie che illustra la derisione borghese dei valori delle utopie socialiste in voga nel corso dell’Ottocento: da “Viaggio in Icaria” di Etienne Cabet alle teorie di Pierre Joseph Proudhon, uno dei rappresentanti più importanti di quello che è stato definito il socialismo utopistico.

La mostra rappresenta un’occasione per far vedere come sia oggi quanto nel passato, al di là di un entusiasmo comprensibile per l’avvenire, l’immaginazione ha da sempre tentato di carpire la complessità degli effetti che il futuro immaginato può avere sulla società e sull’individuo.
Nella raccolta di 120 piatti in ceramica distinti in 12 serie a seconda del tema specifico (come detto la satira sul socialismo utopistico, ma anche le macchine ‒ automobili, biciclette, altri mezzi di trasporto ‒ e i loro effetti, l’identità di genere e l’inversione dei ruoli fra uomini e donne, le trasformazioni sociali, urbane e tecnologiche seguenti l’avverarsi del futuro immaginato), di cui appunto è costituita la mostra, c’è dunque la stessa complessità del futuro di cui abbiamo parlato sino a ora. Perché, per quanto possa parere incredibile, tra i mille modi in cui il futuro è stato immaginato, vi sono anche le raffigurazioni sui piatti.

Fino ai primi anni dell’Ottocento, un piatto decorato era un piatto dipinto, cioè un unicum. Ciò non ne permetteva, evidentemente, una larga diffusione. L’invenzione, a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo, del procedimento detto transfer printing, permise invece (con l’applicazione, sotto lo smalto del piatto, di un’immagine stampata) di produrre centinaia di repliche.
Inoltre, nell’Ottocento – come anticipato – vigeva un uso particolare: al dessert erano destinati piatti con decorazioni diverse da quelle presenti sul resto del servizio. Ciò spiega l’esistenza di centinaia di serie di piatti da dessert a ciascuna delle quali era dedicato un tema: la caccia, la politica, la vita militare, il Vangelo, la storia di Giovanna d’Arco, i rebus, la vita quotidiana, il matrimonio e così via. Le serie dedicate in modo specifico al futuro – quelle esposte nella mostra – offrono immagini del fatidico “anno 2000”, dei cambiamenti tecnici o sociali del XX secolo, della guerra del futuro e dei veicoli (volanti o no) che il nuovo secolo avrebbe prodotti.

In altri casi, serie di piatti, dedicate genericamente all’automobile o all’aeroplano, di recentissima invenzione ambedue, davano un’idea delle conseguenze e dei pericoli ai quali si sarebbe potuti andare incontro usando questi nuovi veicoli e dell’atteggiamento – stupore, paura, curiosità – della gente di fronte ad essi.

La mostra, curata da Silvia Casolari e Davide Monopoli, co-direttori del Mufant, insieme al collezionista Piero Gondolo della Riva si concluderà domenica 15 maggio 2022.

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