Cultura
Quarantamila, intervista con Cristiano Ferrarese
Cristiano Ferrarese ha scritto un libro, dal significativo titolo di Quarantamila, Edizioni Scritturapura, che racconta 35 giorni di Torino. Sono i giorni che vanno dall’inizio di settebre 1980 al 14 ottobre dello stesso anno, giorno in cui si svolse appunto la marcia dei quarantamila colletti bianchi della Fiat. Trovate qui la recensione completa del libro.
Cristiano Ferrarese, perchè un libro, oggi, sulla marcia dei quarantamila?
Ho scritto il libro piú di dieci anni fa perché la mia intenzione era trovare un editore in occasione del trentesimo dei fatti ma poi era stato rifiutato da tutti (tra silenzi e no) e quindi é rimasto nel pc finché Giorgio Bona, amico e autore di Scrittura Pura, mi ha proposto di mandarlo all’editore. Cosí ho fatto nel marzo 2021 e ad Agosto é arrivata la risposta positiva. Conoscevo i fatti successi nel 1980 ma la scintilla che mi ha portato a scrivere di quanto successo fu GB 84 di David Peace, letto in lingua originale (tradotto da Saggiatore in Italia), dove si raccontano I giorni dello sciopero dei minatori inglesi nel 1984. E pensai subito che l’equivalente di quanto successo in Inghilterra fossero I 35 giorni della Fiat. C’erano delle similitudini (la sconfitta terribile della classe operaia e una desertificazione sociale ed economica negli anni a seguire che porterá ad una continua cancellazione di diritti, in cambio di lavoro precario e stipendi sempre piú ridicoli) e delle differenze (in Inghilterra fu una lotta di popolo, in Italia di classe).
Il romanzo è raccontato con vari punti di vista di personaggi simbolicamente protagonisti di quel mese. Chi sono i tuoi personaggi?
Nel romanzo, s’incrociano quattro storie: quella di Josif Carlo Rosso, lavoratore alla Fiat e studente universitario, quella del padre di Josif, operaio e attivista sindacale, quella di Cristina, fidanzata di Josif, studentessa universitaria e commessa in una boutique del centro di Torino e quella del signor Luigi, dirigente Fiat e ispiratore della marcia dei 40000. Josef e il padre sono parte attiva durante i picchettaggi del settembre/ottobre 1980, Cristina é sospesa tra i cancelli e la boutique mentre il signor Luigi é ispirato al vero Luigi Arisio, promotore effettivo della marcia. Solo Josif racconta in prima persona e i suoi sono gli occhi live dei fatti.
Cosa significò il 14 ottobre 1980 per Torino e per il movimento operaio?
Con il 14 ottobre 1980 si chiude l’epoca, secondo me, della grande industria che infatti, nel corso degli anni verrá smantellata. Il movimento operaio perde rovinosamente e non sará mai piú quello che era in termini di numeri, forza contrattuale e d’urto, Il sindacato perde anch’esso in modo rovinoso e da quel momento ha diminuito sempre piú influenza e iscritti. Torino é diventata, forse (non avendoci mai abitato), una cittá piú di servizi che industriale. Alla fine nessuno ci ha guadagnato, con l’eccezione forse della Fiat che ha avuto (come sempre) quello che voleva, tanto che anche la maggioranza silenziosa interna alla Fiat ed esterna é stata spazzata via dalle nuove condizioni economiche e sociali.
Possiamo dire che Torino in quegli anni era identificata con la Fabbrica?
Torino era la Fiat senza dubbio e forse la Fiat era Torino.
La scelta di nominare i capitoli con titoli di canzoni del periodo serve a far entrare il lettore maggiormente nel momento storico?
Penso che le canzoni facilitino il lettore e gli permettano di entrare meglio nella storia e nei personaggi. Aggiungerei che, visto che per me letteratura é anche ritmo, le canzoni aiutano in questa ricerca di leggibilitá.
E poi c’è il Toro, che per l’operaio era la squadra che si opponeva, in quegli anni anche a volte con successo, alla Juve, la squadra del padrone…
Ho scelto di farli tifare Toro perché la Juve era (é) la Fiat e viceversa e questi sconfitti (non perdenti perché ci hanno provato) non potevano che tifare Toro… anche se poi, forse, la maggior parte degli operai tifava Juve.
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