Economia
Crisi Ucraina: non solo energia, volano i prezzi di mais e grano
Dall’analisi della Coldiretti sugli effetti dell’invasione Russa in Ucraina alla chiusura del mercato della borsa merci di Chicago che rappresenta il punto di riferimento mondiale delle materie prime agricole che si trovano da mesi già su valori record del decennio sono aumentati non solo i prezzi dell’energia ma anche quelli di grano e mais. Infatti, si osserva un crollo le borse e l’incremento dei prezzi delle materie prime, dal petrolio e il gas fino alle quotazioni del grano che sono balzate del 2% in un solo giorno, mentre il mais destinato all’alimentazione del bestiame ha raggiunto il valore massimo da sette mesi.
A preoccupare è il fatto che il conflitto possa danneggiare le infrastrutture e bloccare le spedizioni dai porti del Mar Nero con un crollo delle disponibilità sui mercati mondiali ed il rischio concreto di carestie e tensioni sociali.
Un aumento che ha rilevanti conseguenze anche per l’Italia con l’Ucraina che è il secondo fornitore di mais destinato all’alimentazione del bestiame nelle stalle con una quota di poco superiore al 20%, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea.
“Un grave colpo per gli allevamenti che già sono costretti a fare i conti con il caro energia a fronte di compensi ben al di sotto delle spese. I prezzi delle materie prime sono schizzati alle stelle da mesi con la soia che registra +80%, il mais +50% e le farine di soia +35% – commentano il Presidente di Coldiretti Novara-Vco Sara Baudo e il Direttore Francesca Toscani – Nell’ultimo decennio, in Italia, è scomparso un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati perché molte industrie, per miopia, hanno preferito continuare ad acquistare per anni, in modo speculativo, sul mercato mondiale anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti dalla Coldiretti. Proprio per contrastare questo scenario, in Piemonte è stato creato il progetto di filiera, Grano Piemonte, lanciato insieme al Consorzio Agrario del Nord Ovest, tramite il quale sono già stati seminati oltre 6 mila e 500 ettari, per valorizzare proprio l’oro giallo ed ottenere prodotti da forno veramente prepararti con la farina del territorio per rispondere anche alle esigenze dei consumatori che sono sempre più attenti alla provenienza degli ingredienti. La situazione sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri – continuano Baudo e Toscani – Nell’immediato occorre quindi garantire la sostenibilità finanziaria delle stalle affinché i prezzi riconosciuti agli allevatori non scendano sotto i costi di produzioni come previsto dalla nuova normativa sulle pratiche sleali”.
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