Interviste
La storia dei Maneskin, la band che ha portato l’Eurovision a Torino
I Maneskin ormai li conoscono in ogni angolo del pianeta. In Italia sono arrivati quasi ovunque a cavallo tra 2017 e 2018, con la partecipazione a X Factor. Chi se li era persi in quel momento non ha potuto fare a meno di scoprirli nel 2021, con la vittoria a Sanremo. L’Europa, e a stretto giro il Mondo, sono stati investiti dalla loro potenza nel corso dello stesso 2021, con il trionfo all’Eurovision Song Contest, che li ha portati a travolgere come una valanga gli store online, le maggiori tramissioni tv Usa e i palchi di massimo prestigio in giro per il mondo.
Torino deve ringraziarli in maniera particolare, perchè grazie a Damiano, Victoria, Thomas e Ethan quest’anno l’attenzione del mondo musicale europeo sarà sotto la Mole con l’Eurovision Song Contest. Quello che stupisce, al netto della bravura dei Maneskin, è la travolgente velocità con cui i quattro ventenni romani hanno conquistato il pianeta. I Maneskin sono infatti nati nel 2016, solo un anno prima di X Factor.
Tutta la loro – breve ma decisamente intensa – storia è raccontata con semplicità ed attenzione da Patrizia De Rossi, autrice e conduttrice di programmi radiofonici e di vari libri dedicati alla musica. Con Diarkos ha appena dato alle stampe Maneskin, Italian Rock 2.0, Fenomenologia del gruppo rock che ha conquistato il mondo.
Patrizia De Rossi, la domanda è retorica ma… possibile che un gruppo rock nato da 5 anni meriti già un libro che racconta la loro storia?
Effettivamente sono pochi gli anni di carriera, ma la loro è una storia bellissima fatta di passione, talento e professionalità che merita a mio parere di essere raccontata, perché è anche una storia di grande speranza
Come è strutturato il libro?
Ho analizzato le loro prime apparizioni in pubblico – dal Pulse Contest vinto nel 2016 alle esibizioni in via delCorso – per poi passare a X Factor, Sanremo, l’Euro Contest e arrivare alla “conquista dell’America”, con l’immenso successo riscosso negli USA
Personalmente quando hai scoperto i Maneskin?
A X Factor, nel 2017. Seguivo la trasmissione e ho capito subito che erano non solo bravi ma anche determinati a perseguire i loro obiettivi. Si percepiva subito che erano tagliati per fare queto mestiere e che lo avrebbero fatto ad altissimi livelli
Nel libro molto spazio è dedicato all’analisi dei costumi e del modo di presentarsi al pubblico. Quanto ha influito questo aspetto sul loro successo internazionale?
Moltissimo, anche se poi se dietro all’apparenza non c’è la sostanza, non arrivi a conquistare il pubblico televisivo americano, a vendere 40 milioni di copie e ha raggiungere 4 miliardi e 800 milioni di streaming: numeri che gente che canta da 50 anni non si sogna nemmeno di raggiungere, e nemmeno di avvicinarsi.
E’ esagerato dire che i Maneskin hanno riportato in vita un rock che sembrava sonnecchiare?
No, hanno fatto conoscere il rock a un pubblico – mi riferisco soprattutto a quello molto giovane – ormai assuefatto al rap, trap, hip-hop, facendogli conoscere una musica travolgente e divertente.
Nel libro più volte si sottolinea l’importanza del gruppo nonostante l’ingombrante presenza di un frontman come Damiano. Secondo te i Maneskin reggeranno a lungo con questa formazione?
Penso proprio di sì, l’amicizia è la base – forte – della loro musica, si percepisce subito che sul palco ci sono quattro ragazzi uniti che si divertono a fare insieme quello che fanno. Anche il non voler rilasciare interviste singole ma di parlare sempre tutti e 4 insieme, dimostra quanto siano legati come band.
La domanda forse più difficile, la cui risposta però è celata nell’insieme del tuo libro: come è potuto accadere tutto questo in così poco tempo?
Dove potranno arrivare questi quattro giovani rockers?
Ancora più lontano, ma adesso devono fermarsi, isolarsi da tutto (lo so, non è facile) e scrivere nuove canzoni, un nuovo disco, cose nuove che diano solidità ad un repertorio che rischia di ripetersi. Hanno sia il talento che le capacità, tenuti insieme da una encomiabile professionalità, quindi faranno un grande disco!
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