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Cronaca

Morto per un’infezione dopo aver perso 25 kg in carcere, il padre: “verità, perché non capiti più a nessuno”

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Palazzo di Giustizia a Torino

Antonio Raddi è morto nel dicembre 2019, all’età di 28 anni dopo aver contratto un’infezione da Klebsiella e aver perso 25 kg in carcere a Torino.

“Antonio ha scritto molte lettere in cui chiedeva aiuto. Negli ultimi colloqui mi diceva ‘portami a casa, non ce la faccio più, qui non mi aiutano, mi fanno morire qui dentro’. Vogliamo che venga fuori la verità, perché cose del genere non capitino più a nessuno” – a dichiararlo è il padre Mario Raddi che durante l’ultimo periodo di reclusione di Antonio aveva scritto lettere “al presidente del tribunale di sorveglianza, al presidente del tribunale di Torino, alla direzione del carcere. A chiunque potesse intervenire, aiutare mio figlio. Non ho mai avuto risposta”. Del caso si era interessato anche il garante dei detenuti di Torino, Monica Gallo, che per nove volte tra giugno e dicembre 2019 aveva segnalato la situazione di criticità del giovane.

La procura ha chiesto l’archiviazione del caso, ma la famiglia non ci sta e vuole arrivare in fondo per determinare le responsabilità di una morte inaccettabile. “Testimoni ce ne sono tanti e l’omertà in questi casi dovrebbe essere messa da parte – dice Mario Raddi -, le persone dovrebbero dire come sono andate le cose e quello che hanno visto invece che raccontare falsità, perché non è vero che abbia rifiutato le cure o che non mangiasse per poter uscire dal carcere”.

L’avvocato Gianluca Vitale, che assiste la famiglia Raddi, sottolinea che “il giorno che Antonio è morto è stato certificato il fallimento dell’istituzione carceraria. Crediamo che la giustizia non debba ammettere anche il proprio fallimento, non possiamo accettare che si dica queste cose possono accadere. Per questo la famiglia vuole andare avanti e ha proposto opposizione all’archiviazione”.

“Noi crediamo si debba andare avanti – conclude l’avvocato -, che debba esserci un processo pubblico e capire cosa è successo davvero e se ci sono state delle mancanze, perché non succeda mai più”. Ora si attende la decisione del Gip per sapere se verrà accolta la richiesta di archiviazione della procura oppure si continuerà con le indagini.

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