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Domani sbagliati, intervista con Fulvio Gatti

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La copertina di Domani sbagliati, Tre storie di fantascienza sociale, Buendia Books, mostra Torino con la silouette della Mole ed una manciata di dischi volanti che si muovono su una strisciata di nuvola viola. Il nuovo libro di Fulvio Gatti è infatti una raccolta di tre racconti di fantascienza vera, in cui Torino trova il suo spazio. Trovate qui la recensione completa del libro.

Fulvio Gatti, tre racconti di fantascienza pura. Cosa hanno in comune queste tre storie?

Inaspettatamente anche per me, un certo romanticismo. Magari ha a che fare con il fatto che escano nello stesso anno in cui mi sono sposato? Pur essendo state scritte nel 2018, in inglese per il mercato USA, mi sono accorto che avevano comunque qualche legame anche il territorio che vivo ogni giorno, il Monferrato Astigiano. Anche se, spero, in modo inatteso.

Ci racconti da quali spunti sono nate le tre storie?

Due storie su tre apparengono alla “challenge” lanciatami da un’amica scrittrice, anche lei ESL, cioè in inglese “as a secondary language”. Trenta storie in trenta giorni, per “scaldare” l’uso della lingua e gettarmi, subito dopo, nel romanzo. Una delle tre, quella a cui è dedicata anche la cover, parte tra l’altro da una “call” per racconti, legata a Roswell, l’Area 51 e la mitologia ufologica in genere. Ho provato a reinventare quei temi, molto sfruttati nella fiction, con un taglio personale. E se gli incidenti di UFO nei tardi anni ’40 fossero stati due, anziché uno?

Sono tre storie molto diverse per temi, stile e sensazioni. Una di queste potrebbe secondo te diventare un romanzo?

“Pacchetto completo” è già una sorta di primo capitolo ideale di un romanzo distopico. Potrebbe diventarlo, ma nel caso sarebbe qualcosa di molto diverso dalla tradizionale sfida al sistema tirannico ormai molto abusata. In realtà, se non faccio attenzione, temo ogni nuovo racconto rischi di diventare un romanzo. Certo, richiede tutt’altro impegno.

Come è giusto che sia in un racconto di fantascienza le tue storie hanno le radici ben piantate nel presente. Cosa ti preoccupa di più della società attuale?

Il modo con cui raccontiamo e ci raccontiamo il futuro oscilla tra l’accettazione della catastrofe e una sorta di delirio consumista solipsista (troppi paroloni?) in cui ci preoccupiamo solo della soddisfazione personale. Le soluzioni ai problemi si trovano, ma ci vuole pazienza, voglia di fare e capacità di sfidare le convenzioni. Per questo le distopie – ma non sono io a dirlo – sono “facili” da scrivere, mentre raccontare una società futura che funziona, pur con i suoi conflitti, è sfida di gran lunga più interessante.

In copertina vediamo la Mole circondata dai dischi volanti. Torino si presta bene a storie di fantascienza?

Torino è città “magica”, per me è stata anche un po’ fantascientifica come teatro dei primi racconti di ambientazione italiana scritti ai tempi dell’università a Palazzo Nuovo. Certo, si sposa meglio con idee di fantascienza più sfumate, che confinano con il weird e l’elemento “speculativo” non è necessariamente tecnologico o alieno.

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