Cultura
// L A D O M A N D A, un’esperienza human-specific in Sala Scicluna a Torino
Prosegue la stagione 2021/22 di Sala Scicluna, in via Renato Martorelli 78, cuore di Barriera di Milano a Torino. Uno spazio polivalente, votato alla libera fioritura delle arti in un quartiere periferico e multiculturale, dove l’incontro tra i diversi linguaggi espressivi genera valore umano arricchendo gli animi e sensibilizzando alla bellezza condivisa. Dal mese scorso la Sala è tornata ad accogliere spettacoli, concerti ed eventi letterari dopo la felice riapertura estiva – che ha registrato ben undici sold out tra maggio e luglio -, allestendo una variegata stagione ancora tutta in divenire, fino a maggio 2022.
Il mese di novembre si apre con un appuntamento particolarmente inusuale e unico nel suo genere.
Sabato 13 novembre, alle ore 20.45, Skaraventer Project (con Lucia Falco e Cordelia Stagno) presenta // L A D O M A N D A, un’esperienza human-specific – come le artiste amano definirla – che si svolge attraverso una serie di micro-performance create sul momento, quali risposte dedicate a singoli quesiti formulati dalle persone presenti. La peculiarità dell’evento risiede nel ruolo del pubblico, da non intendersi in senso teatrale, bensì come agente e non soltanto spettatore. Ognuno potrà infatti diventare motore e centro vitale di un’azione unica e irripetibile, semplicemente scrivendo la propria domanda su un foglio di carta. Un esperimento di connessione, che non corre sulla fibra, ma nell’aria. Come se la performance fosse un apparato Wi-Fi umano, attraverso il quale individui sconosciuti entrano in contatto utilizzando un linguaggio sottile e profondo.
// L A D O M A N D A, co-prodotta da Skaraventer Project , Subscene Zagabria e TIR TeatroInRivolta, è stata sviluppata nel corso di una residenza artistica tenutasi a maggio a Zagabria e ha inaugurato la 24esima edizione del Faky Festival. La performance trae in parte ispirazione dalle strategie oblique, uno stratagemma per aggirare il pensiero lineare creato da Brian Eno. Il suo secondo padre ideale è Alejandro Jodorowsky, che, con il suo denso lavoro sul mondo dei simboli, ha spalancato infinite possibilità di esplorazione interiore e di guarigione.
“Tutto parte da un kit di montaggio – spiegano Lucia Falco e Cordelia Stagno – al cui interno sono racchiuse la nostra esperienza, le nostre gambe e le nostre braccia, i nostri occhi e la nostra cecità, due luci, la musica e un paio di poltrone. Una playlist di fate morgane”.
“Condurre questa performance – aggiungono – è un pò come prendere il teatro, sbatterlo sul tavolo e aprirlo come una scatola di tonno: nulla è stabilito, la stupore non è una faccenda meccanica, un gioco di pause calcolate, un effetto di battute ben dette. Lo stupore qui nasce dall’incontro diretto e spiazzante, dalla magia del chissà cosa accadrà. Durante il nostro debutto, la gente è stata rapita da quei momenti in cui noi eravamo a nudo, senza luci, come vedere il mago che prepara il trucco, stando dentro il cilindro con lui; solo che il trucco qui non c’è, c’è solo un intenso ascolto, e la capacità di cogliere l’attimo che affiora tra infiniti simboli”.
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