Seguici su

Cultura

A Torino Paratissima Exhibit and Fair e NICE & Fair / Contemporary Visions

Avatar

Pubblicato

il

Torna Paratissima con la sua 17 edizione. Anche quest’anno, a ospitare l’appuntamento autunnale di Paratissima con l’arte contemporanea sarà l’ARTiglieria Con/temporary Art Center,con due manifestazioni dedicate all’arte emergente: Paratissima Exhibit and Fair e NICE & Fair / Contemporary Visions.

Paratissima Exhibit and Fair

Paratissima, per sua natura, è un luogo di incontro e scambio che condensa e mescola artisti e pubblici, moltissime persone diverse, che si portano dietro pluralità di sguardi, esperienze, idee.

Una manifestazione accogliente, che vede l’arte come una festa e un luogo aperto a tutti, inclusivo. Ciò ne costituisce la ricchezza, e la sfida, ma soprattutto la libertà. Questa nuova edizione è la diciassettesima, che arriva dopo due anni di pandemia, di revisione del mondo e della vita, di transito in un futuro che sarà molto diverso dal passato, anche se ancora imperscrutabile e in scrittura completa. Un’epoca epocale, che segna il prima e il dopo di una comunità globale, che tale si è resa finalmente conto di essere. Il tema naturale è il dibattito e il confronto su quanto stia accadendo, su un’esistenza da ridisegnare e costruire insieme, a livello individuale e collettivo. Un tema che tutti trattiamo, sui giornali, nei film, quando prendiamo il caffè al bar, nelle cene con gli amici…

È il tema perché è la vita, tutta, a essere coinvolta e sconvolta. E riguarda ognuno. Così, Paratissima non si dà un tema per questa edizione, ma si trasforma in un laboratorio che prende la forma di una grande stanza di ascolto. Si mette in ascolto degli artisti che la animano: loro danno il tema, i temi. Loro, che sono avamposti, vibrisse, antenne. Occhi aperti in uno spazio dove non si usa la vista ma la percezione, quella di cui gli artisti hanno il dono. Questo è il ruolo sociale degli artisti, che sono degli sciamani, e tali devono rimanere. Azioni poetiche e politiche sono le opere e le pratiche artistiche, che forniscono scintille ed epifanie su dimensioni parallele, sensibili anche se invisibili, di un cosmo comune non sempre fatto di materia tangibile e razionale. C’è un’opera che incarna perfettamente tutto ciò e che Paratissima ha scelto come immagine2021, Le Ballet Mélancolique, un grande arazzo dell’artista americana Scarlett Rouge, dove una donna cammina in equilibrio nello spazio profondo, tra flussi energetici ed elettricità vibrante che tracciano una teoria di connessioni.

Un arabesco di fluidi e flussi che tutto abbraccia e innerva. Questa creatura ha il mondo per testa, in testa. Attorno, una galassia di occhi si aprono e scrutano una notte che è luce e profondità, non buio, una notte come quella di cui parla Alda Merini nella sua poesia dedicata agli artisti, I poeti lavorano di notte. Occhi come gemme, fiori colorati, diversi, stupiti e curiosi. Terzi occhi. Sono vite, spiriti, intuizioni. Questo vorrebbe essere Paratissima con Exhibit and Fair, presentando un gruppo selezionato di artisti, lavorando con loro su ogni aspetto dei singoli progetti, dalla scelta delle opere all’allestimento, alla narrazione e formalizzazione in mostra. Una fiera di mostre, esposizioni personali e collettive che entrano in dialogo negli spazi, con connessioni e familiarità sottili che le legano e si fanno reciprocamente produttive. Insieme, una serie di Premi (tra cui quello che vede la collaborazione con Torino Creativa) e gli Special Projects, che presentano progetti dove l’arte diventa luogo politico e sociale, strumento di formazione e informazione, di un’inclusività che passa attraverso la partecipazione ma anche la bellezza e l’emozione. Si tratta di progetti che dichiarano come, sempre e comunque, qualsiasi gesto della nostra vita sia un atto politico, e l’arte, le opere lo siano a prescindere e naturalmente. “Come scriveva George Orwell, la posizione secondo cui l’arte non dovrebbe avere niente a che fare con la politica è già una posizione politica. Nel senso che non esiste arte, per quanto privata e disimpegnata, che non abbia un valore e un rilievo per la comunità, per la polis” dice Tomaso Montanari.

E gli Special Projects parlano dell’Afghanistan come un mondo lontano ma così vicino, attraverso la presenza del collettivo ArtLords e una loro installazione che fa rivivere nel Galoppatoio alcune dei murales cancellati dai talebani. E poi della sacralità della cultura underground (con un neon del collettivo DMAV nel Cortile dell’Artiglieria che diventa simbolo pulsante), della necessità di un rallentamento e di un ritorno a un tipo di informazione responsabile che ritrovi il concetto di verità e a volte risulti ancora e di nuovo scomoda (con il film Slow News – L’arte del giornalismo prodotto da IK Produzioni di Torino, e la giovanissima redazione della rivista Scomodo), di performance come spazi di partecipazione e presidi di cittadinanza (con Progetto Rescue!), della musica come linguaggio eterico universale (con l’installazione di Davide Dileo), della cultura e dei suoi operatori come ambito a cui vada riconosciuto uno status centrale nella società italiana, e una protezione come bene comune (con il cortometraggio Trucchi del mestiere di Francesca Arri).

Un progetto corale e multidisciplinare che diventa una città dell’arte aperta a tutti, che si rispecchia nel grande staff che lo realizza e cura, che mette in atto una serie di pratiche virtuose di collaborazioni e reti tra realtà e soggetti culturali, enti pubblici e privati. Dall’insieme delle opere, gli artisti ci forniscono visioni e letture, spunti, sensibilità e suggestioni che diventano l’identità della manifestazione, i temi, coinvolgendo il pubblico in maniera empatica e non didascalica, senza proclami. I temi venuti fuori sembrano soprattutto focalizzare la dualità tra una condizione individuale, interiore e una, invece, collettiva, reale. Molte opere si pongono, in maniere personali e diverse, su questo crinale a cavallo tra soggetto e moltitudine. Un altro tema, parla di una sensorialità che va oltre la semplice vista, ma cerca di percepire e restituire l’esperienza del mondo, quello intimo e quello esterno, attraverso altre visioni concrete e fisiche, indicazione che testimonia come la deprivazione sensoriale vissuta durante la pandemia, che permetteva una vita virtuale tutta giocata sulla vista e sull’immagine, abbia lasciato un segno traumatico sulle persone.

È un riconoscimento del valore fondativo dell’arte, della sua funzione nella società, la sua voce, che non va addomesticata né sofisticata, perché essa non prende forme conformi e omologate ma si propone come un’interferenza e un’avanguardia universale. D’altronde, gli avanguardisti erano reparti che precedevano, a scopo di sicurezza, truppe in marcia durante le guerre.

Olga Gambari, Direttrice Artistica di Paratissima

I poeti lavorano di notte

I poeti lavorano di notte

quando il tempo non urge su di loro,

quando tace il rumore della folla

e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio

come falchi notturni od usignoli

dal dolcissimo canto

e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio

fanno ben più rumore

di una dorata cupola di stelle.

Alda Merini

Paratissima Exhibit and Fair – Special Projects

ArtLords

Dalla sua fondazione nel 2014, il collettivo ArtLords ha dipinto più di 2.000 murales in 19 delle 34 province dell’Afghanistan. Il movimento è cresciuto creando una rete di oltre cinquanta artisti e figure legate al progetto. Con l’avvento recente dei talebani, tutti i loro murales sono stati subito completamente cancellati e gli artisti sono dovuti fuggire fuori dall’Afghanistan. Paratissima restituisce voce e immagine al lavoro di questo progetto di arte pubblica, che viveva nelle strade del paese, utilizzando la pratica della street art e il concetto dei muri come bacheche sociali, per parlare di temi comuni, per creare un dibattito, un’informazione, un confronto. Nel grande spazio del Galoppatoio, una suggestiva installazione di wallpaper fa rivivere alcune loro opere in dimensioni naturali, portando scorci di luoghi, persone e azioni a Torino, trasformandole nella quinta naturale di quella che vorrebbe essere una piazza comune nel cuore dell’Artiglieria. Al di là delle parole, che animeranno lo spazio del Galoppatoio in un programma di talk a cui parteciperanno anche tre artisti del collettivo venuti a Torino (Lima Ahmad, Omaid Shrifi, Kabir Mokamel), la potenza dei murales continuerà ad agire e a comunicare, negando la violenza e la censura di un regime che disprezza e teme, al tempo stesso, l’azione e il potere dell’arte. Parallelamente, durante il loro soggiorno, Lima Ahmad, Omaid Shrifi e Kabir Mokamel, daranno vita a un lavoro collettivo e aperto che coinvolgerà artisti torinesi e il pubblico, creando opere che entreranno a far parte della galleria del progetto Spazio Portici, come bandiere di libertà.

Progetto RESCUE!

Progetto RESCUE! è attivo nelle arti performative, tratta temi di rilevanza sociale con particolare attenzione al riscatto, all’immigrazione e al viaggio, con un approccio transdisciplinare e collaborativo. Nel 2019 fonda l’Associazione Culturale Progetto RESCUE! che nasce come rete di sostegno tra artisti extracomunitari a Torino. Il gruppo crea performance e spettacoli, luoghi nei quali ognuno possa trovare valore per sé stesso e per la comunità. Nel 2020 nasce l’Iniziativa solidale CANTA OLTRE concerti senza fissa dimora. Nel 2021 il progetto crea la Pratica Partecipativa: studio sull’incontro autentico e sull’apertura di spazi di libertà in contesti di chiusura ed emarginazione. Il Gruppo è composto da giovani under 30, provenienti da Guinea- Conakry, Costa d’Avorio, Ghana, Libia e Italia, in continuo mutamento. Performance e interventi che si nutrono dei racconti, delle canzoni e dei pensieri di chi ha fatto un viaggio e di chi ogni giorno lavora come collezionista al mercato.

Slow News – L’arte del Giornalismo

Viviamo nell’epoca dell’infodemia. Ogni 60 secondi, condividiamo milioni di post su Facebook, guardiamo milioni di video su YouTube, scriviamo miliardi di tweet. Falsi giornali con bufale perfette e veri giornali pieni di false notizie. Le persone credono a tutto e a niente, allo stesso tempo. A Milano, quattro giornalisti freelance, ispirati dal professore americano Peter Laufer, hanno creato Slow News, un progetto editoriale che si fonda sulla comunità dei lettori ed esplora nuovi linguaggi. Lo slow journalism diventerà un movimento culturale globale? Slow News è un film, un progetto editoriale e una speranza per il futuro. Insieme, un altro giornalismo è possibile.

E può cambiare il mondo. Il film è diretto da Alberto Puliafito; prodotto da Fulvio Nebbia; scritto da Andrea Coccia, Fulvio Nebbia, Alberto Puliafito; fotografia e montaggio di Fulvio Nebbia; musica composta, arrangiata ed eseguita da Alessandro Zangrossi e Antonio Sernia; suono di Marco Montano; con Peter Laufer, Helen Boaden, Mark Thompson, Lea Korsgaard, Frédéric Martel, Julia Cagè, Craig Silverman, Irene Smit, Giovanni De Mauro, Arianna Ciccone, Rob Wijnberg, Jennifer Rauch, Rob Orchard, Camilla Mortensen, Ermes Maiolica, Alison T. Smith, Daniele Nalbone.

Dmav – Social Art Ensamble

Il nuovo progetto di luci d’artista del collettivo DMAV – che si inserisce nella serie di opere create per gli spazi pubblici (Doublin’ a Trieste, Innumera ad Aquileia, Living Bodies a Udine) – è un atto d’amore verso il mondo variegato delle culture underground. Il contatto con le radici, la sensazione del peso dei nostri passi sulla nuda terra ma anche la libertà assoluta e rischiosa nel seguire le nostre inclinazioni, alla ricerca di un sacro che è radicato in questo mondo. Ed è la natura dell’underground, in questi tempi di accelerazioni e confini che saltano, quella di accompagnare la moltiplicazione dei suoni e dei segni come se fosse una possibilità sempre da attualizzare. Ritrovando il rapporto con le tradizioni sotterranee delle culture alternative, DMAV ha creato una pulsazione di luce rossa e sanguigna: le parole under | sacred | ground si alternano creando un messaggio di luce e vetro che si inserisce nel paesaggio.

Scarlett Rouge

Scarlett Rouge è un’artista in ascolto del mondo, quello esterno a lei e quello interiore. La realtà e l’anima sono dimensioni che condividono tracce comuni, in una lettura cosmica di appartenenza, che va oltre l’apparenza. Californiana, ma di formazione anche europea, figlia d’arte con una visione in cui ambiti diversi appartengono a un discorso creativo unico, dalla musica alla moda, la sua iconografia evoca miti primitivi di una natura femminile ancestrale dove gli opposti rientrano in un quadro armonico. Il suo segno può essere lineare e minimalista, sembra voler scavare l’idea pura come concetto e forma, per restituirla nella sua essenzialità ascetica, più che astratta. Insieme, il suo immaginario si scioglie anche in composizioni figurative rutilanti che corrono libere in universi paralleli di sagome, colori, energie. Movimento narrativo vitale, arazzi, dipinti e sculture improntate a un surrealismo contemporaneo, con echi classici, che esprimono una femminilità antica e archetipa, avvolti da una sacralità oscura che si incarnain storie simboliche, senza tempo. Opere magiche. Le ballet Mélancolique diventa icona di Paratissima – Exhibit and Fair 2021, con un cielo/spazio che accoglie una cosmogonia aperta e in divenire, animando un arabesco di occhi e flussi energetici. Una rappresentazione metaforica ed empatica, rilucente di elementi e significati sparsi come enigmi. Immagine perfetta dell’arte, degli artisti, del loro potere sciamanico che si esprime oltre ai criteri della razionalità, e per questo universale.

Davide Dileo – Ultima Ri/composizione per pianoforte a 24 mani

Il pianoforte vive la vita degli altri. Ogni casa che lo accoglie ne incide un solco e ne modifica il suono tra legno e corde: suoni, odori, vite, amori, delusioni, invenzioni, sogni ( realizzati e inceneriti), generazioni di umanità assorbite e custodite. I sei pianoforti di questa installazione hanno servito, per più di un secolo, “l’Essere Umano” e stavano passando i loro giorni di decadenza in un magazzino. A Ottobre sono tornati protagonisti, tra le mura del Castello Sforzesco di Milano, Sono stati suonati, ancora una volta, da sei Maestri, manipolati nella loro forma ed essenza da sei allievi d’arte, e si sono trasformati. Hanno partecipato al progetto: Jack Freckleton Sturla, Emma Dotti, Alessandra Barni, Mattia Ozzy Bellato, Yingfei Cai ex Erika Godino. La selezione dei progetti è stata curata dal Prof. Antonio Cioffi. Scomodo – Presente Futura

Per districare la complessità del contemporaneo, occorre avere una metodologia che ci aiuti a leggere le connessioni. La decodificazione del nostro tempo necessita approfondimenti verticali e il dibattito come esercizio di democrazia. L’algoritmo ci lascia intrappolati nelle nostre convinzioni e la polarizzazione del pensiero si compie. Buoni o cattivi, giusto o sbagliato: vanno abbandonate sterili congetture divisive, per far emergere concezioni libere. Difficile in un paese in cui i media sono fortemente politicizzati e corruttibili e in cui l’autocensura, dettata dalla totale adesione alla classe sociale d’appartenenza, diventa più pericolosa della censura stessa. La redazione di Scomodo (la rivista under 25 più grande d’Italia, con 1000 ragazze e ragazzi coinvolti) propone modalità di approfondimento inedite e trasversali, con azioni che invitano alla cittadinanza attiva. Vengono presentati due talk: il primo relativo al volume “Presente”, una pubblicazione annuale che cerca di superare la narrazione secondo la quale “il futuro è dei giovani”, ma che paradossalmente li taglia fuori dal presente e dalle decisioni che lo andranno a tracciare. Quest’anno, per la quinta edizione, la redazione si è confrontata con il concetto di periferia e la sua evoluzione negli ultimi decenni. Una riflessione nata dall’esperienza diretta di una redazione con sedi a Milano, Napoli, Roma e Torino. A ciò si collega il secondo intervento: un focus su casi studio e reportage riguardanti la nostra città. Il progetto di Scomodo a Paratissima è curato da Francesca Disconzi, co-fondatrice di Osservatorio Futura.

Trucchi del Mestiere – Francesca Arri

I lavoratori dello spettacolo, dagli artisti alle maestranze, hanno ricevuto un duro colpo dalla pandemia perdendo il lavoro e privati della dignità professionale. Una situazione precaria pregressa che è esplosa, mal gestita dal governo, più attento alle esigenze di settori come quelli del calcio. C’è interesse che questo paese rimanga nell’ignoranza o è solo un’incapacità dovuta all’ignoranza stessa e a un sistema clientelare, dal sapore mafioso e feudale tutto italiano? Per rispondere a queste domande Francesca Arri partecipa al progetto Game Over di Villam e della rivista Arshake realizzando il suo primo cortometraggio, completamente a costo zero grazie a una rete di collaborazioni, negli spazi dell’Artiglieria di Paratissima. Il cortometraggio è un atto politico, un’ operazione educativa che parte dalle scuole per arrivare ai professionisti proponendo un modello lavorativo etico e virtuoso, che sostiene la collaborazione e si oppone all’atavica piaga italiana del lavoro culturale non pagato.

La narrazione è una pièce metaforica e insieme dissacrante (sviluppata da un personaggio misterioso la cui identità si costruirà nel corso dell’opera), una denuncia collettiva e intima, di un settore fondamentale per il suo ruolo sociale.

Premio Torino Creativa per Paratissima

La Città di Torino e Paratissima hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa che avvia una collaborazione stabile tra i due enti. La mission di entrambe le parti è quella di dare sostegno ai/ alle giovani artistə nell’ottica di affermazione della loro professionalità. La collaborazione che si instaura con il presente atto fa riferimento a tutte le attività e ai programmi nell’ambito della promozione della creatività giovanile con l’obiettivo di creare occasioni e opportunità di visibilità per i/le giovani creativə. Una visione che si concretizza nell’ambito dell’edizione di quest’anno di Paratissima che ospita il corner Torino Creativa. L’Hub della Creatività con la sua sede al Cortile del Maglio ha ospitato le residenze d’artista di questa prima edizione, la curatela delle esposizioni è stata curata da due giovani curatrici vincitrici del progetto NICE di Paratissima: Margaret Sgarra e Paola Curci. Vincitori del Premio: Greta Guiotto, HPV Film, Chiara Borgaro. Premiati di Art Station 2020 Nella sezione premiati di Paratissima Exhibit and Fair, vengono ospitati i talenti di Paratissima Art Station, riconosciuti dalla Direzione Artistica. Tra loro: Chiara Chittano, Machina Imaginess e David Delruelle.

Nice & Fair / Contemporary Visions

Paratissima, sulla scorta del grande successo riscontrato negli anni scorsi, presenta la VIII edizione di N.I.C.E.: New Independent Curatorial Experience, un corso per curatori che si è dimostrato sia occasione formativa che luogo di esperienza pratica. Il corso ha trattato tutti gli aspetti della complessa professione del curatore coinvolgendo come formatori sia docenti esterni che i giovani professionisti dello staff di Paratissima.

Questi hanno condiviso con passione il know how acquisito in anni di esperienza. Partendo dall’ideazione e costruzione del progetto curatoriale, sono stati affrontati argomenti di fondamentale importanza come fundraising, comunicazione e allestimento. È dall’esperienza didattica che nasce la manifestazione Nice & Fair / Contemporary Visions. Nice & Fair / Contemporary Visions è il format di evento dedicato alle nuove proposte dell’arte contemporanea di oggi, sia da un punto di vista artistico che curatoriale. La stretta collaborazione tra i talenti emergenti in entrambi gli ambiti dà vita a sei progetti espositivi volti a indagare tematiche e argomenti di stringente attualità, legati al presente. Ogni mostra collettiva è l’esito di un confronto tra curatori agli esordi e giovani artisti, per dare spazio e voce a chi si trova a intraprendere oggi il proprio percorso artistico in modo professionale. Il board curatoriale coinvolge i 17 curatori che nel 2021 hanno affrontato il percorso formativo di NICE – New Independent Curatorial Experience. Sei sono i progetti espositivi che saranno ospitati dall’ARTiglieria Con/temporary Art Center dal 28 ottobre al 12 dicembre Nice & Fair / Contemporary Visions è un’occasione di confronto, una piattaforma espositiva reale e digitale, al contempo una mostra e una fiera che consentirà agli artisti di proporre le proprie opere in un contesto professionale adeguato, volto sia alla presentazione del proprio lavoro che alla vendita. Il progetto di formazione di N.I.C.E, giunto alla sua ottava edizione, nasce nel 2014 da un’idea di Francesca Canfora, che ne cura a tutt’oggi la direzione sia del corso che dell’evento omonimo. La mostra è curata da Francesca Canfora e Laura Tota.

Per l’VIII edizione di N.I.C.E.: New Independent Curatorial Experience, Paratissima presenta 6 mostre curate dai giovani curatori.

“Liquid Reality – Nuovi immaginari nell’era dell’Antropocene”

a cura di Eleni Kosmidou, Benedetta Nassini e Jennifer Regalia

Il premio nobel Paul J. Crutzen indica con il termine Antropocene l’era geologica contemporanea, un’epoca in cui i cambiamenti causati dall’azione incurante dell’Uomo hanno portato a gravi conseguenze ambientali e climatiche, conducendo a un mondo inesorabilmente sempre più stanco e privo di risorse. La situazione, non più sostenibile, è occasione per ricercare una nuova armonia tra l’Uomo e la Natura, riconoscendo tutte le forme di vita come interconnesse ed egualmente importanti. Ingegno tecnologico e mutate sensibilità si uniscono, quindi, per immaginare una realtà liquida, meno definita e più ibrida, in cui coesistano soggettività organiche e artificiali, umane e virtuali, in grado di creare nuove intersezioni e prospettive per uno sviluppo reciproco e consapevole capace di salvaguardare la vita sulla Terra.

“Sanatorium” a cura di Maria Carmela D’Angelo e Sara Maietta

Il genere umano, con le sue ossessioni, la rabbia, il fallimento o il timore di fallire, esorcizza il dolore mediante il processo creativo e la condivisione. Il rimedio e la cura passano attraverso la costruzione di immagini e oggetti dalla funzione catartica, capaci di esibire una realtà interiore non facile da raccontare o metabolizzare. Il disagio del singolo diventa, così, universale e l’esperienza dell’altro si rispecchia in quella della collettività, posta di fronte a un nemico invisibile, ma familiare. La condivisione diventa così più efficace della cura stessa: non guarigione, ma accettazione e rielaborazione del disagio. Decostruire il malessere permette di indagare nuove prospettive, verso un processo di riconciliazione con sé stessi che si attua proprio tramite lo scambio con il prossimo.

“Para//el” a cura di Caterina Bocchi, Nadine Bajek e Vanessa Caraglio

Due linee parallele nella geometria euclidea non si incontrano mai, come in una tragica storia d’amore: prossime per sempre, faccia a faccia, costantemente vicine ma mai in grado di sfiorarsi. È questa la cruda realtà o è solo apparenza? Le moderne teorie della geometria non euclidea, contraddicendo il V postulato, ipotizzano infatti l’intersezione delle rette parallele all’infinito, fondendosi come gli amanti in un’entità sola.

Le linee parallele rappresentano in modo metaforicamente perfetto le persone di oggi, distanti ma unite in un presente dominato dalla tecnologia. Parte della vita sembra ora svolgersi in un universo collaterale, equivalente e simultaneo, in cui la socialità si fa danza limitata alle connessioni on-line. Dove può trovarsi dunque ora l’infinito, unico luogo possibile di incontro per l’umanità? Nella realtà tangibile, oppure on-line, in un cosmo fantastico e del tutto digitale?

“Family Portrait” a cura di Elisa Angelini, Beatrice Timillero e Margherita Verzocchi

La famiglia lascia inevitabilmente un’impronta in ogni essere vivente, contribuendo alla costruzione dell’Io. Crescendo, il vissuto personale si traspone in relazione con il Mondo esterno, irrimediabilmente influenzato e viziato dal legame familiare . Atmosfere lontane, luoghi familiari e volti, nostalgia di tempi che furono: una pulsione primitiva induce a immagazzinare quanti più dati possibili per non perdere il contatto con le proprie radici. I tempi odierni, caratterizzati da una forzata distanza, hanno evidenziato l’importanza dei legami familiari, e della loro tutela attraverso i ricordi, che da privati possono divenire traccia di una Storia collettiva. Proprio nell’incalzante smaterializzazione fisica in favore di labili archivi digitali è fondamentale chiedersi come garantire la trasmissione di una necessaria memoria futura alle prossime generazioni.

“My body is (not) a cage” a cura di Angela Calderan, Flavia Rovetta e Susanna Tavella

Da esibire o rinnegare, da idolatrare o biasimare: il corpo femminile è spesso ridotto a oggetto con una destinazione d’uso. È quindi facile che cada vittima di stereotipi e miti di plastica, limitandosi a essere uno sterile involucro per l’identità. Se difettoso o non corrispondente ai canoni imperanti, può perfino diventare una prigione in cui si resta irrimediabilmente costrette e relegate. Tuttavia, a questa prospettiva soffocante se ne contrappone un’altra: imperfezioni e incongruenze, accettate come contingenze della vita, non sono più limiti ma opportunità di esplorazione e trasformazione. Camuffato o semplicemente esposto nella sua essenziale nudità, il corpo diviene mezzo di espressione e ribellione. La pelle si espande oltre i propri confini e si rivela lo strumento per spogliarsi della gabbia, disegnando nuovi territori d’azione.

“Music for airports – Armonie per un tempo sospeso”

a cura di Chiara Badde, Erica

Massaccesi, Lara Spagnolli

Assenza, isolamento e introspezione. Quanti stati d’animo sono racchiusi in ogni attesa?

L’incertezza dilata i minuti e il silenzio diventa assordante, interrotto solo da un tic nervoso che muove la gamba a ritmo impaziente. L’apparente calma cela in realtà sovente il tumulto soffocato dell’ansia. L’eco della stessa inquietudine ha fatto risuonare le piazze vuote e afone delle città, quando solo gli sguardi filtravano dalle finestre, desiderosi di un nuovo abbraccio, unico antidoto alla malinconia. Tuttavia, in questo tempo sospeso e incerto, si è arrivati ad apprezzare l’armonia della solitudine, incline a mutare una condizione statica in dinamico impulso creativo. La frenesia cede il passo a un ritmo dolce e silenzioso, terreno fertile e linfa vitale per riuscire ad ascoltare le proprie melodie interiori e comporre così nuovi spartiti di vita inediti.

Oltre alle 6 mostre, si inserisce in NICE & Fair / Contemporary Visions, il progetto speciale

ABISSI a cura di Simonetta Pavanello.

Gianni Depaoli e Marco Fiaschi riflettono sul concetto di trascendenza e sacralità, materia e spirito, servendosi di componenti organici riciclati e superfici nere specchianti, caratteri alfanumerici e schiuse di ovature, simboli che rimandano a un mondo virtuale a uno anche troppo realistico, obbligando lo spettatore a porsi il dubbio di come preservare in futuro la natura, l’uomo e il suo spirito.

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *