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Economia

Osservatorio sulla componentistica automotive italiana 2021: nel 2020 fatturati in calo in Italia del 11,9% e del -13,8% in Piemonte

Vincenzo Spinello

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È stata presentata questa mattina, giovedì 21 ottobre, on line l’edizione 2021 dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana, indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino, da ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) e dal Center for Automotive and Mobility Innovation (CAMI) del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

In uno scenario internazionale frenato dalla pandemia, la filiera italiana mostra evidenti segnali di rallentamento, che nel 2020 si sono tradotti in un calo del fatturato del -11,9% in Italia e del -13,8% in Piemonte.
Mentre quasi un’impresa su due si posiziona verso powertrain elettrici e ibridi, per il 2021 si attende una ripresa, nonostante le preoccupazioni relative ai prezzi e alla reperibilità delle materie prime.

il Presidente della Camera di commercio di Torino Dario Gallina afferma che:

“A seguito della crisi pandemica e del generale rallentamento dell’economia, nel 2020 fatturato e addetti della componentistica nazionale sono in calo. Il Piemonte, che vale il 33,5% delle aziende nazionali e produce il 35,8% del fatturato italiano, ha sofferto di più, perdendo posizioni nella scacchiera nazionale, ma continua a dimostrare una maggiore propensione verso l’estero rispetto al resto d’Italia . – La filiera attende una ripresa nel 2021, ma è fondamentale che la visione di politica industriale nazionale sia messa al centro dell’azione politica; gli imprenditori da soli non ce la possono fare a trasformare la crisi in opportunità, perché dietro l’angolo ci sono sfide ben più radicali e complesse: elettrificazione, automazione, transizione tecnologica richiedono, infatti, investimenti sia privati che pubblici in ricerca e sviluppo e risorse umane con adeguate competenze. Siamo di fronte ad una svolta epocale che coinvolge uno dei settori più importanti della manifattura italiana e che, se non presidiata e governata, porterà, in particolare a Torino e in Piemonte, un difficilissimo problema di contrazione con effetti economici e sociali preoccupanti”.

Nel 2020 i fornitori piemontesi hanno fatturato 15,8 miliardi di euro (il 35,8% del totale nazionale), con un calo del 13,8% rispetto all’anno precedente, confermando il trend riscontrato anche a livello italiano.
La flessione ha coinvolto più o meno intensamente tutti i livelli della catena di fornitura, in primo luogo i vertici, dove i fornitori di sistemi e moduli integrati hanno registrato un calo del 15,8%; seguono i subfornitori delle lavorazioni e la subfornitura “tout court”, dove il calo è stato rispettivamente del -14,4% e del -13,9%. Per la prima volta negli ultimi cinque anni, si assiste anche a una flessione degli addetti che, con quasi 56.700 unità (il 35,2% del totale nazionale), registrano una diminuzione del -2,7%.

Relazioni della filiera con FCA e impatto dell’operazione Stellantis

È proseguito nel 2020 il processo di progressiva riduzione della dipendenza da FCA, accompagnato dalla riorganizzazione delle imprese come fornitrici di altre case. FCA è infatti risultata presente nel portafoglio clienti del 69% delle imprese, il valore più basso rilevato dall’Osservatorio (78% per i fornitori piemontesi); è proseguita inoltre la graduale contrazione della quota di ricavi generati da commesse del gruppo FCA (il 35,4% a fronte del 36,6% del 2019 e del 37,4% dell’anno precedente), dovuta a un significativo calo sul mercato domestico, non sufficientemente bilanciata dalla crescita avvenuta su quello estero. Considerando invece complessivamente i due gruppi confluiti in Stellantis, il fatturato medio generato dalle vendite sale al 41,7%, con un’incidenza complessiva di PSA di oltre 6 punti percentuale. Interrogate sull’impatto derivante dall’operazione Stellantis, quasi sei imprese su dieci hanno dichiarato di non saper ancora dare un giudizio a evidenziare l’incertezza che pervade la filiera in relazione agli esiti nel tempo. Fra quante, invece, si sono espresse, il 72% ne ravvisa un’opportunità a fronte del 28% che percepisce un rischio per il proprio business; per il Piemonte tali percentuali corrispondono rispettivamente al 63% e al 37%. La presenza del gruppo su più mercati viene valutata più in un’ottica di opportunità, mentre i timori si concentrano sui possibili cambiamenti dei volumi di fornitura e sui possibili mutamenti che possono derivare dallo spostamento del baricentro decisionale.

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