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Cultura

Sotto il pelo dell’acqua, intervista con Ernesto Chiabotto

Gabriele Farina

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Si chiama Sotto il pelo dell’acqua il terzo volume di Tutto sotto, raccolta di racconti curata da Ernesto Chiabotto per Neos Edizioni. Tre le linee guida che riuniscono tutti e 20 i racconti: l’ambientazione piemontese, la centralità dell’acqua nella vicenda e il genere, che spazia dal thriller al fantastico al noir ma rientra sempre nel cappello del mistero da risolvere… o da non risolvere.

Gli autori hanno dato vita a 20 storie molto diverse ta loro. Trovate qui la recensione completa della raccolta. Ho fatto una chiacchierata con il curatore Ernesto Chiabotto per saperne di più.

Questa volta Tutto sotto ci porta Sotto il pelo dell’acqua. Come avete scelto la tematica di questa raccolta?

Ciao Gabriele e, innanzitutto, grazie dell’ospitalità.
L’idea di esplorare il concetto di “sotto”, nelle varie sfumature, è nato con l’inizio della collana, tre anni fa. L’altr’anno era stata fatta una scelta più concettuale, il “mentite spoglie” che è una condizione astratta, riferibile a molti luoghi e situazioni, come in effetti è stato. Quest’anno invece, Silvia Ramasso, l’editrice , ha avuto l’idea di proporre qualcosa di più concreto, tangibile, l’Acqua, sotto la quale si possono nascondere molte cose e inventare molte storie. Io ci ho messo un decimo di secondo per convincermi che fosse un’ottima idea e visto il risultato, mi sembra che abbiamo avuto ragione.

I racconti sono molto vari per stili e generi. Hai dato indicazioni precise agli autori?

Le indicazioni sono state precise, ma soltanto per tre punti: la lunghezza massima, il tema, cioè la presenza dell’acqua come elemento fondamentale nella costruzione della trama e infine la collocazione, che doveva essere piemontese. Approfondendo un po’ con gli autori, ho chiesto loro che privilegiassero le acque non troppo limpide, meglio se torbide o poco rassicuranti. Non abbiamo il mare, ma la regione è gonfia di acqua che scorre in varie forme e riposa in stagni, laghi e pozze varie. Direi che si sono sbizzarriti.
Per quanto riguarda i generi, ho insistito perché si rimanesse in generi il cui Il denominatore comune fosse la tensione e il mistero: noir, poliziesco, thriller, fantasy, fantascienza, horror e grottesco. E se ci fosse scappato anche un po’ di humor, magari nero, meglio ancora.

Nella raccolta ci sono anche autori esordienti?

Inizio col dirti che quest’anno abbiamo cercato di avere più racconti di quanti poi sarebbero stati pubblicati, facendo tra tutti una selezione. È stato un gioco a carte scoperte, nel senso che tutti sapevano di questo modo di procedere e hanno accettato di mettersi in discussione. Ci tengo a farlo sapere perché vorrei ringraziare anche coloro il cui racconto è stato escluso, pur impegnandosi con racconti anche interessanti. Detto questo, per rispondere alla tua domanda, sì, ce ne sono quattro che non avevano pubblicato mai, nemmeno un racconto e sono state delle belle sorprese, soprattutto considerando il metodo di lavoro di cui ti ho detto.
Oltre a loro ci sono autrici e autori che compaiono per la prima volta con Neos, ma hanno pubblicato in passato con altri editori. Gli autori già presenti nella scorsa antologia sono soltanto otto (su venti), me compreso. Abbiamo scelto di rinnovare un po’ il “parco autori”, in modo da avere nuova freschezza.

Tutti i racconti sono ambientati in Piemonte. Ci anticipi alcune delle ambientazioni?

Certamente. Inizierei dai laghi, parecchi: lago d’Orta, il Maggiore, il Sirio, quello di Avigliana, il lago della diga di Ceresole e tre laghetti minori ma interessanti, il lago della Spina, vicino a Pralormo, il lago di Laux e il lago Ciardonnet nel parco dell’Orsiera.
Poi c’è un pozzo, un paio di cisterne nella zona del saluzzese, che però sono rappresentate in epoche storiche diverse. Ci sono bialere, uno stagno, un torrente che passa nella valle di Coazze, una sorprendente ambientazione in un lago “sotterraneo”, misterioso quanto inaspettato, nel Monferrato e addirittura una semplice ma inquietante pozzanghera. Non manca il Tanaro in piena, ad Alba.
E infine nel tessuto urbano torinese, la Dora, che proprio limpida non è quasi mai, e una fontana cittadina, in piazza CLN, magistralmente trasformata in stile horror.
Insomma, molti luoghi, molte province coinvolte per un bel giro di misteri piemontesi.

L’acqua è vita ma può essere morte e si presta particolarmente ad essere mistero. Cos’è per te?

Comincio col dire che sono dei Pesci, il segno d’acqua per eccellenza, quindi ti lascio immaginare la mia passione per l’acqua in ogni forma, fosse anche quella mascherata da vino. Scherzi a parte, per me l’acqua è sicuramente vita, ma non dimentico che può essere anche portatrice di guai, di tragedie fino alla morte. Come dicevo, un racconto è ambientato durante l’alluvione del Tanaro, ma basta ricordarsi quanto l’ambiente acquatico ci sia sostanzialmente alieno. Molti di noi sott’acqua senza respirare non resisterebbero un minuto, poi sarebbe la fine. Fare il bagno nell’acqua fangosa dove non si vede cosa c’è dieci centimetri sotto non è proprio rassicurante e i laghi hanno da sempre fama di luoghi inquietanti, decisamente poco amichevoli. Però regalano al tempo stesso atmosfere malinconiche, molto romantiche. Quindi, come avrai capito, credo che i luoghi in cui l’acqua è protagonista, ben si prestino alle storie da raccontare.
Aggiungerei che l’acqua è legata alla magia, alla religione, infatti quest’anno in molti racconti c’è molta magia oltre che realtà.
Diciamo che l’acqua ha ispirato una bella miscellanea.

Lago, fiume, torrente, canale, piscina, pozzanghera… qual è lo specchio d’acqua che più ti affascina?

Sono molto diversi, ognuno ha caratteristiche proprie.
Personalmente il lago mi ispira molta pace, stare sulle rive dei nostri laghi mi piace molto e mi rilassa. Diverso è farci il bagno, in alcuni laghi non mi verrebbe mai in mente. Non è un caso che il mio racconto sia ambientato al Lago Sirio, che è un luogo bellissimo, affascinante, però…
Se all’ufficio turistico di Ivrea leggeranno l’antologia “Sotto il pelo dell’acqua” e in particolare il mio racconto, temo che non mi chiameranno mai a fare da testimonial…

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