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Green Pass, Fiom: “La Trilix di Nichelino viola la privacy e la legge”

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In una nota la Fiom fa sapere che la TRILIX di Nichelino, azienda di progettazione stile per l’automotive (gruppo Tata Motors), ha comunicato via mail agli 80 dipendenti che al rientro da un periodo di ferie superiore alla settimana ciascuno dovrà recarsi all’ufficio personale per esibire il green pass oppure un tampone negativo eseguito, a proprie spese, nelle ultime 48 ore.

Per il sindacato si tratta “di una grave violazione della legge e delle norme a tutela della privacy (con costi ingiustificati dei tamponi in capo ai lavoratori) che segnaleremo all’Autorità Garante della privacy. E’ infatti vietato alle imprese accedere alle informazioni sanitarie dei dipendenti mentre, in assenza di una legge sull’obbligo vaccinale per i lavoratori dell’industria, è illegittimo condizionare l’ammissione al lavoro sulla base del possesso del green pass”.

“A fronte di queste iniziative illegittime ribadiamo che per le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici nessun decreto e nessuna legge prevede oggi alcun obbligo vaccinale né l’obbligo di esibire alcuna certificazione per recarsi al lavoro o per accedere al servizio mensa che – come noto – non rientra tra i pubblici esercizi di ristorazione. Il vaccino è sicuramente un utile strumento per la tutela della salute dei singoli lavoratori e in generale della salute collettiva – anche solo per l’effetto di riduzione dei sintomi più gravi della malattia che consente al sistema sanitario pubblico di dedicarsi anche alla cura di altre patologie – ma un eventuale obbligo generale può essere disposto solo dalla legge e non certamente da iniziative unilaterali delle imprese” – si legge nella nota.

Giovanni Mannori responsabile Trilix per la Fiom Cgil di Torino dichiara: “l’iniziativa aziendale è una fuga in avanti illegittima ingiustificata ancor più che gran parte dei dipendenti sono in telelavoro da mesi. La salute delle lavoratrici e dei lavoratori si tutela continuando ad applicare con rigore le norme di prevenzione del contagio definite nei Protocolli – che hanno funzionato e funzionano – senza violare la privacy e la legge. Ogni eventuale ulteriore misura sanitaria spetta alla legge e non all’iniziativa delle singole imprese. Le lavoratrici e i lavoratori che non dovessero essere ammessi al lavoro al rientro dalle ferie possono mettersi formalmente a disposizione per poi rivendicare in giudizio la normale retribuzione”.

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