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Il rapporto tra piemontesi e tecnologie digitali durante la pandemia

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Qual è stato il rapporto tra i piemontesi e le tecnologie digitali, che nella pandemia hanno costituito un fondamentale strumento di resilienza? Grazie alla didattica a distanza (DAD), allo smart working e agli acquisti online, è stato infatti possibile contenere gli effetti negativi causati delle restrizioni.

DAD e smart working
Il ricorso alla didattica a distanza (DAD) o allo smart working ha riguardato almeno un componente nel 40,8% delle famiglie piemontesi. Invitati ad esprimere un giudizio sulla DAD, gli intervistati hanno fornito risposte che si sono equamente bilanciate tra adeguatezza e inadeguatezza; questo significa comunque che metà delle famiglie piemontesi non è stata soddisfatta da questa modalità di fare scuola, un dato che non stupisce viste le difficoltà incontrate da scuole, insegnanti e studenti nell’adottare una modalità di insegnamento del tutto nuova per la maggior parte di essi

Adeguatezza della connessione digitale
Grazie all’ormai ampia diffusione di connessioni internet a banda ultralarga, sia attraverso la rete fissa che mobile, circa 8 intervistati su 10 hanno espresso un giudizio positivo sulla qualità di connessione domestica di cui dispongono. Dal punto di vista delle differenze territoriali, emerge un divario rilevante: soprattutto nelle provincie di Alessandria e Cuneo dove il livello di soddisfazione è nettamente inferiore alla media regionale; sono soprattutto i territori rurali quelli in cui la connessione internet non è ancora adeguata, con il rischio di alimentare in digital divide in queste aree già fragili anche per altri aspetti

Adeguatezza dei dispositivi e delle competenze digitali
I piemontesi ritengono in larga maggioranza adeguati i dispositivi digitali di cui dispone la loro famiglia: quasi l’88% ha risposto indicando “molto” o “abbastanza” . Resta tuttavia una quota non trascurabile di famiglie non sufficientemente dotate di questi dispositivi, fatto che si può oggi considerare un elemento di esclusione sociale. Un dato che sorprende è l’altissima confidenza dei piemontesi nelle proprie competenze digitali: oltre il 93% le giudica molto o abbastanza adeguate. Peraltro, nelle classifiche internazionali, quali ad esempio l’indice DESI (Digital Economy and Society Index), il nostro Paese si posiziona generalmente tra quelli nei quali le competenze digitali sono meno forti. Probabilmente i rispondenti hanno giudicato la loro competenza in relazione ad un utilizzo dei servizi più semplici e diusi, ritenendosi soddisfatti.

Acquisti online
Le restrizioni pandemiche hanno stimolato il ricorso agli acquisti digitali che, grazie anche allo sviluppo della logistica, hanno permesso di portare a domicilio molti beni che i cittadini non potevano (o non volevano) acquistare recandosi sul posto di vendita. Tra i piemontesi che nel 2020 ha effettuato acquisti digitali, il 76,7% ha comprato beni materiali quali libri e vestiti, oggetti e dispositivi; inoltre il 39,5% ha usufruito di ristorazione a domicilio, un servizio che anche per effetto della pandemia sta conoscendo un rapido sviluppo. Non stupisce che nei confronti degli acquisti online i giovani si sentano molto più a loro agio degli anziani; gli over 64 sono meno fiduciosi delle loro competenze digitali, hanno qualche remora sui pagamenti digitali e soprattutto preferiscono “toccare con mano” i prodotti che desiderano acquistare.

Interazione con la Pubblica Amministrazione
Un ultimo aspetto riguarda l’interazione tra cittadini e PA attraverso internet. Il 41% degli intervistati si è collegato con siti istituzionali per scaricare moduli, il 37,6% per ottenere informazioni. Oltre un terzo non ha mai interagito: tra costoro hanno un’incidenza leggermente più elevata le donne (40%) le persone più anziane e quelle meno istruite. Appare evidente che per sostenere una maggiore digitalizzazione della PA e del suo rapporto con i cittadini, si dovrebbero diffondere iniziative di alfabetizzazione informatica rivolte a tutte le fasce di utenti.

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