Cultura
Guarda in su… guarda in giù – nel cuore di Torino, intervista con Giusi Audiberti
Guarda in su… guarda in giù – nel cuore di Torino è una piccola guida di quelle che Neos Edizioni ci regala con una certa frequenza spaziando tra temi, soggetti, spazi e luoghi. Questa volta è Giusi Audiberti ad accompagnaci davvero mano nella mano in un piccolo tour limitato al centro di Torino.
Non si esce dal quadrilatero racchiuso tra piazza Savoia ad Est, piazza San Carlo a Sud, piazza Carlina ad Ovest e piazza Castello come limite nord… o poco più. Una passeggiata che si può effettivamente fare in poche ore, magari portandosi il libro in un tasca per consultarlo di tanto in tanto.
E’ evidente che questo viaggio nel cuore di Torino non è esaustivo, ma stuzzica il lettore su alcuni temi e curiosità. Ci mostra angoli non sempre evidenti (siete mai entrati nel cortile dietro la chiesa di San Lorenzo?), ci racconta piccoli aneddoti storici, ma soprattutto ci invita ad alzare o ad abbassare lo sguardo di volta in volta per scoprire affreschi, targhe, pietre, mascheroni, scritte che passano inosservate quasi sempre al turista e tanto più al torinese.
Abbiamo fatto alcune domande all’autrice per approfondire.
Da cosa nasce la voglia di dare vita ad una nuova guida su Torino?
Il mio libro non è (e non vuol proprio essere) una nuova guida su Torino. Ce ne sono già tante! La mia è la proposta di una passeggiata fra amici nel centro della città… Dopo il primo lockdown del 2020 abbiamo capito che non sono i luoghi esotici, ai confini del mondo, ma le strade di sempre, percorse ogni giorno nella condivisione di affetti e interessi a farci stare davvero bene.
Perchè la scelta di limitare la passeggiata al cuore della città?
Perchè ci sono nata, ci ho a lungo vissuto, perchè qui batte il mio cuore. Ma naturalmente ci sono altri luoghi in cui il fascino di Torino è irresistibile, e ne ho ricordati alcuni, assolutamente da non perdere (p.es.i luoghi legati al tema dell’acqua: i 4 fiumi, le 3 confluenze, l’antico canale della Doragrossa, le fontane, i deliziosi toret…)
Cosa si scopre alzando ed abbassando lo sguardo in luoghi che crediamo di conoscere?
Alzare e abbassare lo sguardo in luoghi che crediamo di conoscere (ma in realtà non è così) ci offre la possibilità di una continua sorpresa, di una scoperta inesauribile, di un cambiamento di prospettiva inatteso. Un modo di non annoiarsi mai.
Qual è, tra quelle raccontate, la storia che ti appassiona di più?
La storia che non smette di emozionarmi è quella di Elena Matilde Provana di Druent… che è poi purtroppo una storia-simbolo del destino delle donne (attraverso i secoli, e non solo a Torino). L’ho raccontata per la prima volta nel primo libro che ho pubblicato, “Colombina d’amore”, nel 2004, e continua a commuovermi.
Quale invece la storia che non ha trovato spazio in questo libro ma che avresti voluto inserire?
Non avrei voluto inserire nessun’altra storia, se no… l’avrei fatto! Le storie a cui mi interesso adesso confluiranno nel mio prossimo libro, e sono storie di “nonne regine”, a Torino e in altre corti in Europa fra Seicento e Ottocento.
Se dovessi indicare il luogo che più rappresenta il cuore di Torino quale sarebbe?
Quale altro luogo potrebbe rappresentare il cuore di Torino se non Palazzo Madama?
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