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Legge contro il gioco d’azzardo in Piemonte, scadono oggi i termini

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Arriva alla fase finale la stretta del distanziometro in Piemonte per gli apparecchi da gioco. Scade oggi l’ultimo termine previsto dalla legge regionale anti-ludopatia del 2016, che prevede limiti orari al funzionamento delle macchine e una distanza minima tra slot machine e videolottery da luoghi sensibili come scuole e chiese. Via libera alla rimozione dunque degli apparecchi dislocati in esercizi autorizzati dal 2014.

In particolare, come riporta Agipronews, nei comuni con popolazione fino a cinquemila abitanti l’installazione delle macchine viene vietata in locali che distano meno di 300 metri da una serie di spazi “off limits” (dai luoghi di culto agli sportelli bancomat, passando per impianti sportivi e stazioni ferroviarie), mentre la distanza diventa di 500 metri nei comuni con più di cinquemila abitanti. Regole già in vigore da 5 anni in tutto il territorio piemontese, ma con applicazione progressiva per le vecchie licenze. Il primo termine è scaduto dopo 18 mesi dall’entrata in vigore della legge, vale a dire alla fine di novembre 2017, e ha disposto la rimozione di tutti gli apparecchi installati negli esercizi generalisti (bar e tabacchi) sotto distanza. Il termine per i titolari di sale da gioco specializzate è invece scaduto dopo tre anni, nel maggio 2019. L’ultimo step riguarda gli esercizi con autorizzazioni decorrenti dal 1° gennaio 2014, a cui sono stati dati cinque anni di tempo per mettersi in regola, in scadenza appunto oggi.

La giunta di centro-destra guidata da Alberto Cirio, insediata nel giugno del 2019, ha programmato la modifica della legge del 2016, attualmente però ancora in alto mare. La proposta presentata dal consigliere leghista Leone, che proponeva un distanziometro ridotto a 250 metri e la salvaguardia delle attività già esistenti, ha incontrato la dura opposizione delle forze di minoranza, e la sua discussione è stata sospesa in Consiglio Regionale dopo la spaccatura nella stessa maggioranza. La palla è quindi passata alla Giunta, che ultimerà venerdì un nuovo ddl da presentare al Consiglio per dare al settore un quadro normativo più stabile tutelando allo stesso tempo i giocatori più a rischio.

Da oltre un mese, nel frattempo, i lavoratori del settore sono in presidio fisso davanti Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale, per chiedere la modifica della legge. Anche i sindacati si sono uniti alla protesta, sottolineando che «la drammatica situazione causata dalla pandemia ha messo in grande difficoltà tutti i settori produttivi, ma, in modo più marcato, ha creato una catastrofe nel settore del comparto gioco legale. In aggiunta alla già disastrosa situazione, la legge regionale andrà ad impattare drasticamente per migliaia di posti di lavoro». Critico anche Massimiliano Pucci, presidente di As.Tro, associazione degli operatori del gioco lecito, secondo il quale «i dati ufficiali provano come la legge abbia distrutto un intero settore economico, lasciando inalterata la spesa e il territorio in mano alla criminalità».

La situazione piemontese, a tre anni dai primi effetti della legge regionale, è stata oggetto di uno studio pubblicato nel novembre 2020 dalla Cgia di Mestre. Nel periodo 2016-2019, si legge nello studio, le slot in Piemonte sono diminuite di oltre 17 mila unità, una contrazione che sfiora il 60% e che determina una perdita di posti di lavoro pari a circa 1.700 unità. Le restrizioni imposte al settore dalla legge regionale hanno ovviamente un impatto anche sul gettito erariale. La perdita annua per l’erario, spiega ancora la Cgia di Mestre, è pari a circa 163 milioni tra Preu e canone concessorio, un taglio che sale fino a 200 milioni di euro se si calcola anche il mancato gettito legato alla riduzione di fatturato per le aziende del settore (minore Irpef/Ires, Irap, Contributi Previdenziali). Tuttavia, la raccolta complessiva in Piemonte per l’intero comparto non è in calo: accanto alla riduzione delle giocate delle slot per 990 milioni di euro, dal 2016 al 2019 si registra un aumento delle giocate in altre tipologie di giochi per un ammontare complessivo di 421 milioni di euro (+7%). A tutto questo si aggiungono dal 2020 le conseguenze del lunghissimo lockdown determinato dalla pandemia. Nello scenario ottimistico, nota la Cgia, la riduzione del fatturato medio sfiora il 40% rispetto al 2019, mentre in quello pessimistico il calo raggiunge il 45%.

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