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Economia

Mutuo a tasso fisso o variabile: cos’è meglio scegliere?

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Uno dei desideri principali degli italiani è, senza alcun dubbio, quello di possedere una casa. Un sogno, per alcuni. Quel nido dove poter far crescere i propri figli e rifugiarsi per trovare un po’ di pace e serenità, lontano dallo stress al quale siamo sottoposti quotidianamente per svariati motivi.

La celebre frase “due cuori e una capanna”, è quella che, meglio di qualunque altra, esprime l’idea di poter possedere una casa di proprietà. Sentirla “propria”, a differenza di quanto avviene quando si è in affitto. Poterla adattare, sistemare, in base alle proprie esigenze, senza dover chiedere innumerevoli permessi al proprietario di casa come succede invece quando si è in locazione.

Mutui: quali sono i diritti e le opportunità per i consumatori

Spesso, l’acquisto di un’abitazione di proprietà avviene tramite un mutuo, che viene concesso da banche e istituti di credito autorizzati. Il mutuo ipotecario, in molti casi è quindi la chiave d’accesso per poter realizzare il proprio sogno, tuttavia sono tante le domande e i dubbi attorno a questa tematica.

Guardando al lato economico, la prima domanda, quella essenziale, riguarda il tasso: meglio scegliere un tasso fisso o variabile? La scelta dipende ovviamente da numerosi fattori e dalle proprie esigenze, poiché questa scelta avrà un impatto sull’importo da restituire.

È bene sottolineare, inoltre, come le tutele per i consumatori siano nettamente migliorate a partire del 2007, momento in cui è entrata in vigore una norma, nota anche col termine “Bersani”, che consente di poter trasferire il proprio mutuo senza dover pagare alcun onere: anche le spese dell’atto notarile, infatti, sono a carico della banca subentrante.

Questo consente a qualsiasi consumatore di poter confrontare le offerte presenti sul mercato e comprendere, alla luce dei cambiamenti intercorsi, quanto sia ancora conveniente il mutuo stipulato con il proprio istituto. Ad esempio, basta dare un’occhiata ai mutui BPER per capire se il tasso del proprio mutuo è ancorato a quelli attuali o sia il caso, invece, di trasferirlo – per importo e durata residue – presso un altro istituto di credito.

Fisso o variabile: in quali contesto è preferibile uno scenario piuttosto che l’altro?

Negli ultimi anni, la maggior parte delle persone ha optato per il mutuo a tasso fisso. Una scelta, alla luce dell’attuale contesto, più che giustificata. Dopo la grande crisi finanziaria del 2008, infatti, si è assistito a una rapida discesa dei tassi d’interesse, complici gli interventi di politica monetaria della Banca Centrale Europea volti, in primis, a sostenere la zoppicante economia del Vecchio Continente.

Il tasso fisso consente all’utente di poter programmare le spese proprie e del nucleo familiare disponendo della certezza che la rata, indipendentemente dall’andamento dell’IRS o dell’Euribor, mantenga lo stesso importo per l’intera durata del mutuo. In un momento come quello attuale, con i tassi decisamente bassi, può risultare una scelta azzeccata, in particolare per i mutui a lunga durata.

Esiste, però, un rovescio della medaglia. Il mutuo variabile, infatti, viene offerto sempre ad un tasso inferiore rispetto al fisso: se chiediamo alla nostra banca un preventivo a tasso fisso e variabile, noteremo come esista questa differenza. Il tasso variabile, perlomeno nell’attuale contesto, può essere interessante per quei risparmiatori che, particolarmente attenti alle dinamiche del mercato, vogliono mantenere aperta la possibilità di poter “surrogare” il mutuo in un secondo momento.

Questa soluzione, infatti, è preferibile in scenari di mercato differenti da quelli attuali, quando i tassi ufficiali sono particolarmente elevati ed il costo di un mutuo a tasso fisso, considerata la durata certamente non breve, risulta particolarmente onerosa. Chi ha contratto un mutuo a tasso variabile prima del 2008, con i tassi estremamente alti, sta pagando dei tassi irrisori da oltre un decennio.

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