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Ricercatori dell’Università di Torino scoprono probabile relazione tra la molecola CD38 e il Covid-19

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In uno studio appena pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Physiological Reviews, ricercatori e studiosi del Dipartimento Scienze Mediche dell’Università di Torino e Fondazione Ricerca Molinette presentano una nuova prospettiva medica che parte dall’ipotesi che la molecola CD38 e le sue attività enzimatiche esercitino un ruolo nella infezione da Covid-19.

CD38 è una molecola la cui origine risale a circa 950 milioni di anni fa nella storia della vita. Nell’uomo è stata identificata nel contesto degli sforzi del Workshop sugli Antigeni di Differenziamento, alla fine degli anni ’70. Il Laboratorio di Immunogenetica dell’Università di Torino ha caratterizzato gene e struttura di CD38 e soprattutto ne ha anticipato le applicazioni in clinica. Inizialmente la molecola CD38 è stata considerata come un marcatore di popolazioni cellulari circolanti nel sangue e particolare attenzione è stata dedicata alla leucemia linfatica cronica, di cui è diventata un indicatore di stadiazione. Oggi la molecola è ampiamente impiegata in clinica come target di anticorpi monoclonali nella terapia del mieloma multiplo.

È stata proprio l’esperienza acquisita in vivo che ha permesso di incrementare le conoscenze sul ruolo che CD38 riveste in fisiologia e in malattia. CD38 è un ectoenzima che regola il metabolismo extracellulare di NAD+ (Nicotinammide adenina dinucleotide), una delle più importanti sorgenti di energia e di segnali biologici in natura, prendendo parte a un circuito che coinvolge molecole quali PARP (proteine coinvolte nella riparazione del DNA) e Sirtuine (proteine ad attività enzimatica che regolano importanti vie metaboliche negli esseri viventi) all’interno della cellula.

La ricerca appena pubblicata su Physiological Reviews (con un Impact Factor: 25.588) svolta in collaborazione con la Fondazione Ricerca Molinette dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino Alberto Horenstein e Angelo Corso Faini coordinati dal Prof. Fabio Malavasi, presenta una prospettiva medica che parte dalla ipotesi che la molecola CD38 e le sue attività enzimatiche esercitino un ruolo nella infezione da Covid-19 (4).

Secondo i ricercatori, i substrati di CD38 (NAD+ e NADP+) sono sottratti dalle modifiche metaboliche indotte da coronavirus SARS-CoV-2, e i prodotti della sua attività enzimatica (cADPR/ADPR/NAADP) e degli enzimi correlati (tra cui PARP e Sirtuine) sono coinvolti nella risposta anti-virale e pro-infiammatoria, quest’ultima responsabile di parte del coinvolgimento polmonare osservato e caratterizzato da tempeste citochiniche e successiva fibrosi estesa.

La ricerca suggerisce l’ipotesi che l’ectoenzima CD38 e i prodotti controllati dall’asse CD38/NAD+ abbiano un ruolo significativo nello sviluppo della malattia e quindi una ricaduta di impatto clinico potrebbe essere l’impiego di terapie basate sul blocco di CD38 come bersaglio, una ulteriore nuova possibilità di trattamento per i pazienti critici affetti da Covid-19.

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