Siamo spaesate, siamo spaventate. Il mondo intorno a noi negli ultimi due anni si è totalmente capovolto. Gli scienziati ci dicono che per evitare una catastrofe climatica ed ecologica è necessario un cambio di passo, un cambiamento radicale di paradigma. Le emissioni di globali CO2 devono essere dimezzate entro il 2030 ed azzerate entro il 2050, tenendo conto del principio di equità. La distruzione degli ecosistemi, che è la causa prima della diffusione di nuovi virus emergenti e della crisi sanitaria che ha stravolto le nostre vite, deve finire.
Sappiamo che scelte radicali sono necessarie e che se non verranno fatte ora, non tra qualche anno, ora, il futuro della nostra società sarà drammatico.
Il settore finanziario è complice nella costruzione di queste crisi. L’85% delle emissioni prodotte dalle banche e dagli investitori italiani deriva dai finanziamenti al settore del petrolio e del gas, ad aziende come ENI, Gazprom e Shell e ad aziende come la tedesca RWE e la finlandese Fortum, ancora attive nell’estrazione del carbone. Intesa Sanpaolo, assieme a Unicredit, è la banca italiana maggiormente coinvolta.
Il settore bancario continua a mantenere una posizione di grande irresponsabilità di fronte alla crisi climatica e ad utilizzare i nostri soldi per finanziare e fare profitti da una crisi planetaria di cui noi tutti, oggi, stiamo pagando le conseguenze.
Questa consapevolezza ci terrorizza ma non ci paralizza, anzi. Ci spinge ad agire con determinazione. Vogliamo un futuro prospero e sereno per i nostri figli, bambini e adolescenti che subiscono le conseguenze delle scelte delle generazioni che li hanno preceduti. Vogliamo che i tanti giovani che stanno urlando al mondo che bisogna agire ora, possano avere una vita ricca di opportunità e soddisfazioni come la abbiamo avuta noi, e che non siano costretti a vivere in un mondo instabile e in conflitto perenne per le poche terre abitabili e le poche risorse rimaste.Sono questa consapevolezza e questa determinazione che ci portano a sottrarre ore al nostro tempo libero e al sonno; a fare i salti mortali per incastrare in una giornata i nostri impegni di lavoratrici, studentesse, madri e attiviste, dando il massimo in ciascuno degli aspetti della nostra vita che ci definiscono, senza impoverirne nessuno, ma arricchendoli vicendevolmente.
Per tutte queste ragioni abbiamo deciso oggi di esporci al rischio di una denuncia da parte di Intesa Sanpaolo. Ci costa fatica, fare questo. Abbiamo paura, ma sappiamo che non c’è più tempo. Abbiamo deciso di esporci. Non per chiedere a Intesa Sanpaolo di cambiare la sua politica di investimento nel fossile, sappiamo che non lo farà oggi, come non lo ha fatto prima; ma per chiedere a tutti coloro che hanno la nostra stessa consapevolezza e paura di trovare il coraggio di ribellarsi alla distruzione dell’unico pianeta che abbiamo. Siamo qui per dire ai dipendenti di Intesa e ai suoi clienti che la loro voce conta.
Siamo l’ultima generazione che può agire per ridurre gli effetti della crisi climatica ed ecologica. Il coraggio che non avremo oggi saranno le tragedie che vivremo domani.Con rabbia e amore,
Laura, Bianca e Annalisa
Cittadini
Attivisti ambientalisti di Extinction Rebellion occupano la hall del grattacielo Sanpaolo a Torino
Tre attiviste del movimento ambientalista di Extinction Rebellion sono entrate nella hall del grattacielo Intesa Sanpaolo e si sono sedute a terra in segno di protesta contro i continui investimenti in petrolio, carbone e gas fossile del gruppo torinese, incolpato insieme a Unicredit di essere i principali responsabili delle emissioni climalteranti del settore finanziario. I cartelli che tengono alzati recitano “Io sono nonviolenta” e “Non è più il tempo delle belle parole: azzerate i finanziamenti a carbone, petrolio e gas. Ora!”. Oltre alle tre donne all’interno dell’edificio sono in presidio all’esterno altri 50 attivisti.
Di seguito una lettera che spiega le motivazioni alla base della contestazione non violenta:
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