Cittadini
In pochi ma finalmente a scuola, l’esperienza dei gruppi inclusivi dell’I.I.S.S. Erasmo di Nichelino: “Ci mancavano i banchi scomodi”
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di alcuni ragazzi dell’Istituto Erasmo da Rotterdam di Nichelino che, grazie alla possibilità prevista dal dpcm del 2 marzo di coinvolgere, a rotazione, un numero ristretto di studenti nelle attività in presenza, ci raccontano la loro esperienza.
“Da quel lunedì 8 Marzo 2020 il rientro totale a scuola sembra sempre più distante e più si va avanti nel tempo più tutti si rendono conto che ormai la normalità è diversa.
Il Covid non è di certo una cosa che potevamo aspettarci oppure speravamo sparisse subito e se prima abbiamo odiato la scuola per anni, durante questo periodo la stessa scuola sembra una delle poche cose che tutti speriamo di riavere al 100%.
Marzo dello scorso anno lo abbiamo trascorso come una vacanza, Aprile e Maggio restando tutti a casa, Settembre come una festa, Novembre di nuovo chiusi in casa, Gennaio a metà e in questo Marzo, a distanza di un anno, è ricominciato tutto da capo.
Ad oggi si stanno ancora pensando metodi per far andare i ragazzi a scuola in presenza, anche perché molti riscontrano problemi con le tecnologie, inoltre stare tutto il giorno attaccati ad uno schermo non fa bene e il diritto allo studio viene drasticamente ridotto; eppure ad oggi l’unica soluzione pare sia di nuovo quella di chiudere tutte le scuole.
Come se niente fosse cambiato: allontanarci dalla scuola è stato inevitabile a causa dei contagi sempre più in crescita e siamo ritornati a vivere la scuola attraverso uno schermo.
In pochi ma a scuola per salvare l’inclusione
Ma è possibile tramite una webcam trasmettere saperi, competenze e soprattutto condividere come si sta e cosa si prova?
Questa domanda se la sono posta anche gli insegnanti dell’Erasmo da Rotterdam, che hanno incominciato anzitutto a cercare spazi all’interno della normativa vigente, ovvero nel DPCM 2 marzo 2021 art. 43, per arrivare ad un’unica conclusione: per salvare l’inclusione e l’adeguata relazione nel gruppo dei pari, in un costante rapporto educativo, il rientro a scuola a piccoli gruppi che accompagnano chi di noi ha il diritto di frequentare in presenza è necessario.
Ma non è necessario perché i voti sono bassi o l’attenzione poca, anche perché i voti bene o male sempre quelli sono e la concentrazione non è mai stata il nostro forte, ma perché bisogna, e si deve, recuperare il rapporto professori-alunni, perché è necessario recuperare l’emotività che si è persa durante questi mesi, perché parlare con qualcuno che non siano solo i familiari che vedi sempre a casa aiuta e perché, anche se non lo ammettiamo, la scuola è il posto migliore per liberare la mente.
E siccome tutti insieme non si può tornare perché non ricominciare a gruppi di 3?
Quindi la scuola, dopo aver consultato alunni e famiglie ha preso la decisione che da Lunedì 22 Marzo, nelle classi come la nostra, ovvero la 3°D, la 2°E e la 2°B per garantire l’inclusione di tutti, la presenza a scuola può avvenire secondo il principio della rotazione e con un numero di studenti che non superi giornalmente le 6 unità complessive per classe.
Un metodo che sembra ridurre ancora di più le classi, ma che, se gestito nei modi giusti, rispettando gli standard e le regole per convivere, ormai noti a tutti, potrebbe tranquillamente funzionare.
Ma cosa ne pensano gli studenti?
Dividersi in gruppi ed essere separati dagli altri compagni può non sembrare il meglio, ma almeno si ha la possibilità di sognare che la situazione possa migliorare e che c’è speranza di poter cambiare le cose.
Alcuni ragazzi la vedono con perplessità, infatti dicono che essere solo in 6 non è la migliore delle soluzioni in quanto abituati a più persone manca la possibilità di vedere tutte le altre facce: come dice Cristian “Ci sta, ma non è il massimo”. Altri invece la vedono come un evento positivo, come scrive Riccardo: “Io ho quai sempre frequentato in presenza, ma solo in tre spesso l’atmosfera era triste e deprimente perché mancava la vitalità nelle aule e si respirava una certa solitudine. Mentre in questi giorni sembra tornata una certa aria di speranza che insieme alla primavera ci fa sentire più positivi e fortunatamente non al covid!”
E i docenti?
Anche i professori si sono espressi dicendo che è molto più stimolante vedere qualche ragazzo in presenza, dato che anche per loro è faticoso stare tutta la mattina in DAD; inoltre sanno che anche i ragazzi non se la vivono facilmente la scuola e ne hanno la prova dai proprio figli che si trovano nella stessa nostra situazione.
Forse per molti della scuola non avrà senso tornare ma, per altri, uscire di casa, vedere quelle cinque persone, poter parlare ai professori senza dover celare come si sta, è una grande opportunità.
E noi della 3°D abbiamo avuto l’occasione di poter dimostrare che se lo si vuole le cose possono migliorare con la forza di volontà per non sentirci perennemente solo al 30% delle nostre possibilità e dei nostri desideri.
La normalità che mancava
Tutti, non solo la nostra classe o le altre classi dell’Erasmo, dovrebbero poter riprovare quanto i banchi siano scomodi quando si ha sonno, quanto sia fastidioso il bar vuoto, il suono della campanella e le finestre aperte anche se fa già abbastanza freddo così, perché quello che ci manca è la normalità di cui dovremmo sempre ringraziare!
E pensiamo anche che tutti hanno il diritto di gustare ancora quanto sia bello girarsi e trovare un amico, parlare senza dover attivare un microfono, sfogarsi senza che la connessione salti e poter far sì che quel 30% possa salire, e non scendere mai più.
Simone Agostino, Anita Boscolo, Riccardo Ammaturo, Sara Cavallo
Classe 3°D grafici IISS Erasmo da Rotterdam
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