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L’appello degli esperti Onu per liberare Djalali: “potrebbe presto morire in prigione”

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Le condizioni di salute di Ahmadreza Djalali, ricercatore irano- svedese, che ha lavorato anche per tre anni al Crimedim (Medicina dei disastri) all’Università del Piemonte Orientale a Novara, sarebbero critiche. Secondo gli esperti Onu “potrebbe presto morire in prigione”. Djalali si troverebbe in isolamento in condizioni di malnutrizione e con l’ansia di un’esecuzione da un momento all’altro. La privazione di sonno l’avrebbe debilitato facendogli perdere molti chili.

“C’è una sola parola per descrivere il grave maltrattamento fisico e psicologico di Djalali, ed è tortura”, commentano gli esperti, tra cui la relatrice speciale sulle esecuzioni extragiudiziali, Agnes Callamard, e il relatore speciale sulle torture, Niels Melzer.

Ahmadreza Djalali era stato arrestato nell’aprile 2016 quando ha fatto ritorno in Iran, dove è stato arrestato per spionaggio e tenuto rinchiuso fino ad oggi, riviando l’esecuzione, dopo un processo che Amnesty International definisce “clamorosamente iniquo”.

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