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Studio UNICEF: in Italia una famiglia su 3 non ha avuto gli strumenti per affrontare la didattica a distanza

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Secondo un nuovo studio basato sulla somministrazione di questionari a 1.028 famiglie in tutta Italia, circa il 27% di queste ha riferito di non aver posseduto tecnologie adeguate durante il lockdown, mentre il 30% dei genitori ha riportato di non avere avuto tempo a sufficienza per sostenere i propri figli con la didattica a distanza. Il 6% dei bambini dello stesso campione non ha potuto partecipare alla didattica a distanza organizzata dalle scuole a causa di problemi di connettività o per la mancanza di dispositivi.

Il nuovo studioè disponibile su La didattica a distanza durante l’emergenza COVID-19: l’esperienza italiana, realizzato dall’Ufficio di Ricerca UNICEF – Innocenti e Università Cattolica del Sacro Cuore, indaga le esperienze di bambini e genitori con la didattica a distanza durante il lockdown causato dalla crisi COVID-19 in Italia. Lo studio sottolinea l’importanza di avere accesso a una connessione Internet stabile e a buon mercato, così come a dispositivi digitali di alta qualità che supportino le videochiamate e le piattaforme educative digitali, affinché tutti i bambini possano beneficiare della didattica a distanza.

«L’accesso a Internet e a dispositivi di qualità è stato necessario per la partecipazione dei bambini [e dei ragazzi] alla didattica a distanza, ma nonostante l’Italia sia un Paese con una connessione a internet diffusa, molte famiglie hanno incontrato difficoltà», afferma Daniel Kardefelt – Winther, responsabile della ricerca su bambini e Internet di UNICEF Innocenti. «Le famiglie più numerose hanno incontrato difficoltà a tenere il passo con la crescente domanda di dispositivi per ognuno dei loro bambini che frequenta la scuola. Queste famiglie dovrebbero beneficiare di un ulteriore sostegno finanziario se la didattica a distanza dovesse rimanere una strategia a lungo termine».

L’indagine è stata condotta nel giugno 2020 nell’ambito di un progetto realizzato in 11 paesi europei e coordinato dal Joint Research Center della Commissione Europea. La raccolta dei dati in Italia è stata sostenuta da UNICEF, in collaborazione con OssCom, Centro di Ricerca su Media e Comunicazione, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.

Il Governo italiano ha immesso una quantità sostanziale di risorse per sostenere la didattica a distanza durante il lockdown; il 46% delle famiglie intervistate ha ricevuto nuovi dispositivi digitali dagli istituti scolastici frequentati dai loro bambini e una famiglia su quattro ha ricevuto un abbonamento a internet per accedere alla didattica a distanza.

«I nostri dati sono incoraggianti perché mostrano che la maggior parte dei bambini erano motivati a partecipare alla didattica a distanza. Inoltre, i genitori hanno notato risultati positivi della didattica a distanza sui loro figli, come una maggiore autonomia nell’uso delle tecnologie digitali per i compiti a casa e una maggiore indipendenza nella gestione delle attività scolastiche. Tuttavia, non possiamo sottovalutare le disuguaglianze che esistono anche tra le famiglie con connessione a internet, né possiamo ignorare i bambini, anche se pochi, che hanno abbandonato la scuola con il passaggio alla didattica a distanza» ha aggiunto Giovanna Mascheroni, Professore Associato di Sociologia dei Media all’Università Cattolica, ricercatrice nel campo di bambini e internet dal 2007.

La condizione di lockdown, insieme alle attività di apprendimento online, hanno fatto sì che i bambini utilizzassero le tecnologie digitali con maggior frequenza rispetto a prima, ossia con un considerevole aumento di 4-5 ore di connessione al giorno rispetto al periodo precedente al lockdown. Questo aumento può essere direttamente attribuito alla didattica online, mentre il tempo dedicato ad attività non scolastiche è stato ridotto a sole 2,3 ore rispetto agli anni precedenti, forse a causa di un affaticamento causato dall’uso dello schermo durante il lockdown e dalle attività di didattica a distanza.

Sebbene i genitori possano essere preoccupati per il maggiore tempo passato davanti ad uno schermo da parte dei loro figli, il rapporto sottolinea che le ore trascorse online in attività extra scolastiche possono essere state l’unica opportunità per loro di mantenere un senso di normalità attraverso il contatto con gli amici, rilassandosi o addirittura facendo esercizio fisico.

Rispetto ai bambini e ai ragazzi, i genitori tendono ad esprimere maggiore preoccupazione per l’impatto del lockdown sul loro apprendimento. Nel complesso, molti studenti hanno dichiarato di essere entusiasti e ottimisti riguardo alla didattica a distanza e hanno avuto fiducia nella loro capacità di adattamento. Tuttavia, i ragazzi più giovani (di età compresa tra i 10 e gli 11 anni) hanno mostrato una maggiore tendenza a preoccuparsi delle proprie capacità di riuscire a farlo, un dato questo che segnala la necessità di fornire un supporto aggiuntivo agli studenti più giovani, che potrebbero avere competenze digitali più deboli e meno esperienza con un ambiente di apprendimento formale.

I genitori intervistati hanno anche auspicato un maggiore sostegno da parte delle scuole frequentate dai loro figli. L’82% degli intervistati desidera che le scuole integrino più attività educative che favoriscono una maggiore interazione tra gli studenti, così come maggiori linee guida su come sostenere l’apprendimento a distanza e il benessere psicologico dei bambini.

Sebbene questi risultati indichino diverse aree di miglioramento necessarie, i genitori hanno anche notato spazi di crescita nella vita scolastica dei loro figli durante il periodo di lockdown. Il 61% dei genitori ritiene che i loro figli siano diventati più bravi a organizzare le loro attività scolastiche rispetto al periodo pre-chiusura. Inoltre, più del 70% dei genitori ha riferito che i loro figli hanno acquisito autonomia nell’uso delle tecnologie digitali per la scuola.

Considerati nel loro insieme, questi risultati evidenziano che, oltre all’apprendimento, i bambini potrebbero beneficiare di sforzi più concertati volti ad accrescere il loro benessere e la salute mentale, migliorando quindi l’esperienza complessiva di apprendimento a distanza per entrambi bambini e genitori.

L’Italia è stato il primo paese in Europa a implementare un lockdown a livello nazionale. Le seguenti raccomandazioni, che emergono dalle esperienze di bambini e genitori con la didattica a distanza in Italia, possono fornire importanti messaggi ai paesi che affrontano sfide simili.

1. Fornire alle famiglie di tutta Italia risorse aggiuntive e una migliore connettività per garantire che l’apprendimento digitale a distanza sia accessibile a tutti i bambini, specialmente quelli provenienti da famiglie povere ed emarginate.

2. Garantire l’accesso ai dispositivi digitali, in particolare per le famiglie più numerose che tendono ad avere meno dispositivi digitali per ogni bambino.

3. Il governo italiano dovrebbe valutare il livello di apprendimento raggiunto dagli studenti, identificando le aree di maggiore perdita, per adattare il supporto agli studenti e alle materie più colpite, e per migliorare l’erogazione della didattica a distanza in futuro.

4. Incoraggiare gli insegnanti e gli assistenti a fornire ai bambini più piccoli, che tendono ad avere competenze digitali meno sviluppate, un maggiore sostegno per beneficiare pienamente dell’apprendimento digitale a distanza.

5. Fornire ai genitori gli strumenti e il tempo per sostenere l’apprendimento a distanza dei loro figli. Gli strumenti includono risorse fornite dalla scuola e linee guida per supportare al meglio l’apprendimento dei bambini, oltre alla disponibilità offerta dai datori di lavoro a stabilire accordi di lavoro flessibili e giornate lavorative più brevi, se necessario.

6. Sviluppare strategie per migliorare le componenti di socialità ed extrascolastiche della didattica a distanza.

La ricerca è stata finanziata con i contributi donati a UNICEF dal Governo italiano

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