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Cultura

Ce la farò, intervista con Gabriella Mosso

Gabriele Farina

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Si chiama Ce la farò, Araba Fenice Edizioni, il nuovo libro di Gabriella Mosso, una sorta di autobiografia che racconta un momento preciso della vita dell’autrice, usandolo però come scusa per raccontare anche mille episodi sparsi nella sua storia.

Troviamo la protagonista in una stanza d’ospedale dopo una difficile operazione, che richiederà una lunga riabilitazione. Il racconto mostra la forza e la positività dell’autrice, un modo di vivere quotidiano che si rivela decisivo nel momento di difficoltà maggiore. Il tutto si svolge nel nostro Piemonte e frasi tradizionali in piemontese punteggiano i capitoli. Trovate sul mio blog la recensione integrale del libro.

Gabriella Mosso ha risposto alle mie domande.

Un romanzo che racconta un momento molto difficile della tua vita. Come mai hai deciso di renderlo pubblico?

Ho deciso di rendere pubblica una difficile prova della mia vita con la speranza di incoraggiare chi lotta o almeno fornire qualche sorriso, che non fa male.

Al centro della vicenda c’è la tua enorme positività. Quanto è stata fondamentale per superare l’operazione?

La positività è stata da me ricercata, con volontà.

Quanto è stata invece importante la presenza della tua famiglia allargata?

La famiglia allargata è per me una tradizione, tu hai letto ” I miei, i tuoi, i nostri” e già la mia famiglia di origine era “allargata”.

Partendo dal racconto della malattia scopriamo mille piccoli momenti della tua vita. Come li hai selezionati?

La selezione è stata istintiva, concatenavo i piccoli eventi ospedalieri a ricordi pertinenti, in sintonia con quel che stavo vivendo.

Ci hai presentato nonni, padri, figli, nipoti, zie, vicini di casa. Qual è il personaggio più curioso dell tua storia familiare?

Il personaggio più curioso è Architet, distratto, estroso, disarmante.

Ci spieghi cos’è la filosofia kintsugi?

La filosofia kintsugi esalta le fratture di un oggetto rotto incollato con colla mista a polvere d’oro, così io mi sento rafforzata dalle fratture della vita incollate con la volontà di farcela.

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