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L’ISS risponde ai dubbi sul vaccino anti Covid-19: non somministra il virus, non modifica il Dna, quali sono gli effetti collaterali
L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato (e continua ad aggiornare) una serie di Faq (risposte alle domande più comuni) sul vaccino anti Covid-19 con l’obiettivo di chiarire i dubbi alla popolazione. Ve le proponiamo qui di seguito:
Può il vaccino causare il Covid?
Il vaccino attualmente in uso in Italia usa la tecnologia a mRNA. Il vaccino induce l’immunità fornendo a cellule umane esclusivamente le istruzioni per produrre un frammento del virus, la proteina Spike, che indurrà la produzione di anticorpi specifici verso il virus SARS-CoV-2.
Con questo vaccino, quindi, non viene somministrato alcun virus, né vivo né attenuato, e la sola proteina spike non può causare infezione o malattia.
Una eventuale malattia COVID-19 successiva alla vaccinazione, può essere causata solo da una infezione naturale del virus, contratta indipendentemente dal vaccino.
Dopo quanto sono protetto una volta vaccinato?
L’efficacia del 95% riscontrata dagli studi clinici si riferisce a una settimana dopo la seconda dose. Il massimo della protezione si ha, quindi, dopo questo periodo. Sebbene anche dopo la prima dose è verosimile che ci sia una certa protezione dal virus, questa non è immediata dopo l’inoculazione del vaccino, ma si sviluppa progressivamente dopo almeno 7-14 giorni dall’iniezione. La seconda dose del vaccino, effettuata ad almeno 21 giorni dalla prima dose, ha il compito di rinforzarla e renderla più prolungata.
Il vaccino contro il Sars-CoV-2 è rischioso per i celiaci?
Non ci sono evidenze scientifiche che suggeriscano che le persone affette da celiachia
abbiano un rischio superiore alla popolazione generale, di sviluppare effetti indesiderati
in seguito alla somministrazione del vaccino contro il SARS-CoV-2. Pertanto, si raccomanda che le persone affette da celiachia seguano le indicazioni delle Autorità di Sanità Pubblica rivolte alla popolazione generale, riguardo alla vaccinazione contro il SARS-CoV-2.
Se sto allattando posso vaccinarmi contro il Sars-CoV-2?
Non sono disponibili dati specifici sulla sicurezza dei vaccini COVID-19 durante l’allattamento al seno, né sugli effetti dei vaccini a mRNA sul bambino allattato o sulla produzione/secrezione del latte materno. Secondo quanto indicato nella scheda tecnica del vaccino Comirnaty, non è noto se questo sia escreto nel latte materno. In generale, l’uso del vaccino durante l’allattamento dovrebbe essere deciso dopo aver considerato i benefici e i rischi.
Si forniscono di seguito ulteriori informazioni da alcune agenzie internazionali o da società scientifiche per potere approfondire l’argomento:
– I Centers for Disease Control (CDC) statunitensi indicano che le donne che allattano al seno e fanno parte di un gruppo a cui è stato consigliato di ricevere un vaccino COVID-19 (es. gli operatori sanitari) possono scegliere di essere vaccinate.
– L’American College degli Ostetrici e Ginecologi raccomanda che i vaccini COVID-19 siano offerti alle donne che allattano in base ai gruppi di priorità visto che le preoccupazioni teoriche riguardanti la sicurezza della vaccinazione non superano i potenziali benefici di ricevere il vaccino. Non è necessario evitare di iniziare o interrompere l’allattamento al seno nelle donne che ricevono un vaccino COVID-19.
– Infine, secondo il documento “COVID-19: consenso inter-societario su allattamento e vaccinazione” firmato da SIN (Società Italiana di Neonatologia), SIP (Società Italiana di Pediatria), SIMP (Società Italiana di Medicina Perinatale), SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia), AOGOI (Associazione Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani), SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), la vaccinazione COVID-19 attualmente va giudicata come compatibile con l’allattamento.
I vaccini contro il Sars-CoV-2 sono efficaci?
Per essere approvati dalle autorità regolatorie tutti i vaccini devono aver dato prova di efficacia. Nel caso del vaccino prodotto da Pfizer, il primo ad essere approvato, le sperimentazioni hanno mostrato un’efficacia del 94%. Nel mondo sono in corso test sull’uomo di diverse decine di altri candidati, alcuni dei quali in fase avanzata, che verranno approvati se si riveleranno efficaci e sicuri.
Che prove ci sono della loro sicurezza, visto che sono stati approvati così velocemente?
I test richiesti dalle autorità ed effettuati sui candidati vaccini contro il Sars-Cov-2 sono gli stessi di tutti gli altri farmaci e vaccini già approvati in precedenza. In Europa si è riusciti a velocizzare l’iter grazie alle maggiori risorse a disposizione e adottando un sistema di revisione della documentazione particolare, che prevede di esaminare i risultati delle varie fasi della sperimentazione man mano che arrivano e non ‘in blocco’ alla fine. Nel caso del vaccino Pfizer i test sono stati effettuati su 44mila persone in diversi paesi del mondo.
Per la prima volta verranno usati dei vaccini ‘a Rna’. Che significa?
Di solito nella vaccinazione viene iniettato il virus (o il batterio) ‘indebolito’, oppure una parte di esso. Il sistema immunitario riconosce l’’intruso’ e produce gli anticorpi che utilizzerà quando incontra quello ‘vero’. Nel caso dei vaccini a Rna invece si inietta l’’istruzione’ per produrre una particolare proteina, detta proteina ‘spike’, che è quella che il virus utilizza per ‘attaccarsi’ alle cellule. La cellula produce quindi da sola la proteina ‘estranea’, che una volta riconosciuta fa attivare la produzione degli anticorpi.
Questa tecnologia è pericolosa? Rischio modifiche al mio Dna?
Oltre a non avere le ‘istruzioni’ per modificare il Dna, l’Rna messaggero non entra mai nel nucleo della cellula, che è la parte che contiene il genoma, e non può quindi alterarlo in nessun modo. Inoltre l’Rna messaggero si degrada dopo pochi giorni, una volta eseguito il suo ‘compito’.
Quanto dura la protezione? Una volta fatto il vaccino posso tornare alla vita di prima della pandemia?
Le osservazioni fatte nei test finora hanno dimostrato che la protezione dura alcuni mesi, mentre bisognerà aspettare periodi di osservazione più lunghi per capire se una vaccinazione sarà sufficiente per più anni o servirà ripeterla. Non è ancora chiaro, ma sono in corso studi in merito, se il vaccino protegge solo dalla malattia o impedisce anche l’infezione. Almeno in un primo momento anche chi è vaccinato dovrebbe mantenere alcune misure di protezione.
Chi verrà vaccinato? Quando potrò farlo?
In una prima fase verranno vaccinati gli operatori sanitari e i residenti delle Rsa. In seguito, man mano che arriveranno le forniture dei vaccini, si procederà con il resto della popolazione, a partire dai soggetti più fragili, come gli anziani o chi ha malattie pregresse. Il vaccino sarà gratuito e verrà fatto in strutture pubbliche. Al momento sono esclusi dalla vaccinazione i bambini e gli adolescenti, su cui non è stato testato il vaccino, mentre per le donne in gravidanza e allattamento sono in corso valutazioni.
Quali sono gli effetti collaterali?
Come tutti i vaccini anche quelli contro il Sars-Cov-2 possono dare effetti indesiderati. Nel corso della sperimentazione sono state riscontrate le reazioni comuni, già viste in altre vaccinazioni. In tutti i paesi che hanno adottato il vaccino, Italia compresa, c’è comunque un sistema di sorveglianza che raccoglie le segnalazioni.
Quello che è stato isolato in Gran Bretagna è nuovo coronavirus? Perché ha suscitato l’attenzione?
No. Come riporta l’Ecdc nel suo documento di valutazione del rischio, le mutazioni dei virus sono normali e attese, così come l’emergere di nuove varianti. In questo caso quella isolata in Gran Bretagna, di cui sono stati segnalati casi anche in altri paesi, ha destato l’attenzione dei ricercatori perché le analisi preliminari sembrano suggerire che abbia una trasmissibilità maggiore rispetto alle varianti che già circolavano prima. In dettaglio secondo le stime il potenziale riproduttivo (R0) sembra essere aumentato di 0.4, numero che si traduce in una trasmissibilità maggiore del 70%.
La nuova variante aumenta i rischi di malattia grave?
Al momento non sono emerse evidenze che il nuovo ceppo dia un decorso clinico peggiore. Se però sarà confermato che la trasmissibilità è maggiore, una diffusione della variante nella popolazione comporterà un maggior numero di casi, con possibili conseguenze per la salute pubblica.
Ma a questo punto dobbiamo preoccuparci dell’efficacia dei vaccini che stanno per essere distribuiti anche in Italia?
Dalle prime osservazioni non c’è però evidenza che il vaccino sia inefficace, una variazione sulla proteina spike non è in genere sufficiente per modificare l’efficacia. Sono in corso studi per verificare i possibili effetti sull’immunità data dai vaccini.
Le misure di prevenzione che abbiamo adottato finora sono sempre efficaci?
Sì, e anzi sono più che mai necessarie per limitare la diffusione anche di questa nuova variante. Igiene e distanziamento sono importanti contro qualsiasi infezione e queste misure sono sufficienti anche contro questa variante, purché la loro applicazione venga scrupolosamente rispettata.
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