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Il punto dopo un anno della legge “Codice Rosso” contro i femminicidi e i reati spia

Vincenzo Spinello

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Ad un anno dall’entrata in vigore del cosiddetto “Codice Rosso”, legge 19 luglio 2019, che ha introdotto nuovi
reati e ha perfezionato i meccanismi di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, ecco i dati  relativi ad un primo bilancio.

Dei quattro delitti di nuova introduzione, quello che ha fatto registrare più trasgressioni (1.741 dal 9 agosto 2019 all’8 agosto 2020), spesso sfociate in condotte violente nei confronti delle vittime, è la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa o la misura precautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare. Le regioni dove si sono registrate più violazioni sono la Sicilia, il Lazio ed il Piemonte.

11 reati in un anno relativi al delitto di costrizione o induzione al matrimonio, altra figura introdotta volta a contrastare il fenomeno dei cosiddetti matrimoni forzati e delle spose bambine: il 36% delle vittime è risultato minorenne. Il reato di deformazioni dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso di nuova
introduzione prevede l’ergastolo se dal fatto consegua un omicidio. Dei 56 casi denunciati, il 76% hanno riguardato vittime di sesso maschile e gli autori sono al 92% uomini.

Ultimo reato introdotto è la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, il cosiddetto revenge porn. Dei 718 reati denunciati, l’81% hanno riguardato vittime di sesso femminile (per l’83% maggiorenni), la
regione che registra più denunce è la Lombardia, seguita da Sicilia e Campania.

La pubblicazione prosegue con un’analisi dei cosiddetti reati spia, vale a dire di tutti quei delitti che sono indicatori di violenza di genere (come lo stalking, i maltrattamenti in famiglia e le violenze sessuali). Nel periodo gennaio-settembre di quest’anno, confrontato con lo stesso periodo del 2019, si registrano numeri inferiori rispetto a quelli dello scorso anno, la fascia d’età più colpita è quella che va da 31 a 44 anni. Quanto ai provvedimenti amministrativi in materia di violenza di genere, nel periodo 1° gennaio-19 novembre 2020, i Questori hanno emanato 1.055 ammonimenti per stalking, 956 per violenza domestica e 352 provvedimenti di allontanamento d’urgenza dalla casa familiare. Se il trend è in diminuzione per gli omicidi di donne nel 2019 (111) rispetto al 2018 (141), in linea con la diminuzione generale degli omicidi, una controtendenza si registra nei primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso con un aumento del 7, 3% (88 donne uccise nel
2020 a fronte di 82 del 2019). Stesso trend in aumento se analizziamo le vittime in ambito familiare/affettivo che passano dal 68 a 77 (con un aumento del 13,2%), uccise in prevalenza da partner o ex partner (e solo per il 28% nel 2020 per mano di genitori o figli).
I moventi più frequenti dei femminicidi sono la lite e i motivi passionali. Sia nei primi nove mesi del 2020 che nello stesso periodo del 2019, l’omicida ha fatto in prevalenza uso di un’arma impropria, come un coltello o un utensile da lavoro (martello, cacciavite, ecc.), seguono l’uso di un’arma da fuoco,  l’asfissia/soffocamento/strangolamento, le percosse e l’avvelenamento.

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