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Alessandria

Dieci e venticinque, intervista con Alberto Giovannini Luca

Gabriele Farina

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Siamo a Ottone, un paesino della Val Trebbia al confine tra Piemonte, Emilia, Liguria e Lombardia. E’ qui che vive Fausto, il giovane protagonista di Dieci e venticinque, il nuovo libro di Alberto Giovannini Luca, Neos Edizioni.

Siamo alla fine degli anni ’70, Fausto è un giovane che ama il rock nella terra del liscio. Vive e sogna tra amici, la stoica fidanzata, la musica, i film e gli eventi di cronaca che punteggiano la sua giornata. Fino al 2 agosto del 1980. Trovate qui la recensione completa del libro.

Alberto Giovannini Luca ha risposto alle mie domande.

Partiamo dalla fine. Stazione di Bologna, 2 agosto 1980. Come mai hai sentito il bisogno di scrivere una storia che portasse alla strage che 40 anni fa segnò una delle pagine più nere della storia d’Italia?

Questa storia, come ricordo a fine libro nelle note dell’autore, sono quarant’anni che fa parte di me, era forse giunto il momento giusto per fornirla di ali e lasciarla volare sui polpastrelli dei lettori. Il racconto, pur essendo opera di fantasia, è maturato in me nel tempo e ha preso forma tre anni fa quando fa ho scritto un monologo teatrale che, attraverso i racconti di un ragazzo che ricordava gli eventi della sua gioventù, culminava in quel fatidico 2 agosto 1980 dove il protagonista si è trovato a vivere direttamente la strage della stazione di Bologna rimanendone vittima. Io mi trovavo nello stesso luogo e alla stessa ora dello scoppio della bomba, solo 24 prima. Da allora mi sono sentito quasi un sopravvissuto e questa brutta pagina, della storia della nostra nazione, è sempre stata impressa nella mia anima.

La storia di Fausto è la storia di un ragazzo qualunque che alla fine degli anni ’70 vive in quella precisa zona d’Italia. Come è nato il personaggio?

Fausto è un personaggio della fantasia, ma attinge i suoi caratteri da alcuni delle vittime della stazione di Bologna. Fausto era il nome di una delle 85 vittime, da me scelto come ossimoro di una giornata che di fausto non avrebbe mai avuto nulla. La sua passione per la poesia, per la musica rock erano le passioni di alcune delle giovani vittime e così altre sfumature del personaggio.

Nel libro spieghi perchè hai scelto proprio quel luogo per ambientare il racconto. Vuoi raccontarcelo?

Ho scelto di ambientare la vita di Fausto nella val Trebbia pur non essendo io di quei luoghi, ma che in parte ricordano alcune vallate del mio Canavese. La Val Trebbia, tra l’altro un angolo molto bello del nostro paese, era la location giusta per rappresentare un luogo posto sul confine di 4 regioni (Emilia, Piemonte, Liguria e Lombardia) che avevano pagato un grande tributo di vittime nella stazione di Bologna, ma che nello stesso tempo rimanesse nei confini della regione dove si era perpetuata la strage: l’Emilia.

La tua è una prosa estremamente coinvolgente, viva e vitale. Trovo il capitolo sulla partita di pallone addirittura eccellente. Come è nato quel particolare episodio?

L’episodio della partita di calcio tra le squadre dei bar di Ottone e Bobbio trova spunto da una partita realmente giocata e che mi ha visto tra i partecipanti. Se non erro, era nel 1976 e, come succedeva tutte le estati, si fronteggiavano presso il campo comunale di Igea Marina, le squadre degli ospiti degli Hotel Kursal e Savoia Marchetti (da me ricordati nel libro). La partita si è svolta più o meno nello stesso modo in cui viene descritta nel racconto, infatti anche noi giocammo a torso nudo e vincemmo la partita con un mio gol di… sedere. In fondo vari momenti della vita di Fausto sono stati i miei.

E poi ci sono le poesie. Che parte hanno nella storia e nella tua vita?

La poesia è una delle mie passioni, come per Fausto, e da sempre ho trovato nella poesia un mio modo di esprimermi. Ho pubblicato alcuni libri che per la maggior parte raccolgono poesie: “Fili d’erba” del 1997 e “Nel tempo di un rosso” del 2006, e una silloge poetica di 58 prose poetiche che prende il nome di “58” edita dallo stesso editore di “Dieci e venticinque”. Le poesie che Fausto ricorda nel racconto sono attinte proprio dalla silloge poetica “58”.

Il libro è puntellato di musica, film, episodi di cronaca. Come mai hai scelto proprio quelli?

Fausto è un appassionato di musica rock proprio come me, per questo i riferimenti a questo genere musicale e ad alcuni dei suoi artefici principali compaiono spesso e volentieri nei racconti del protagonista. Gli episodi di cronaca scandiscono la vita di Fausto dal 1958, suo anno di nascita, al 1980 anno della strage di Bologna. In accordo con l’Editore abbiamo selezionato quelli che ci sembravano più rappresentativi e che maggiormente legavano con il canovaccio del racconto. Credo che per molti tutti questi fatti abbiano rappresentato dei momenti importanti, oltre che per la storia in genere, anche per la propria storia in particolare.

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