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Cultura

La protesta in piazza Carignano a Torino delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo del Piemonte

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Ieri, lunedì 15 giugno circa 100 lavoratrici e lavoratori dello spettacolo e della cultura della Regione Piemonte si sono dati appuntamento davanti al Teatro Carignano di Torino. In occasione della “prima” della stagione estiva del teatro torinese hanno voluto porre l’accento sul fatto che la tanto sbandierata “riapertura” rappresenta una falsa ripartenza. Le modalità e i tempi danno al Governo la giustificazione politica per interrompere l’erogazione dei già insufficienti e spesso non corrisposti bonus e indennità previste per autonomi e intermittenti. I manifestanti hanno voluto sottolineare il completo appoggio alla ripartenza, e il loro supporto a quel 10% di colleghe e colleghi che possono tornare lavorare, ma hanno espresso a gran voce la necessità di tutelare il restante 90% dei lavoratori che non potrà riprendere a lavorare.

Questa iniziativa si colloca nello “stato di agitazione permanente” lanciato il 30 maggio e che porterà decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori in piazza a Roma il 27 giugno, a pretendere l’apertura di un tavolo di interlocuzione con i Ministeri competenti, quello del lavoro e quello della cultura.

Questo il testo impresso sul volantino consegnato all’ingresso del teatro e letto, fra gli interventi, al megafono in Piazza Carignano a Torino:

Buonasera a tutte e tutti. Grazie di essere tornati con fiducia in Teatro, stasera. Stiamo attraversando una crisi sanitaria, economica e culturale senza precedenti. Nonostante tutte le criticità̀ oggettive di questi 4 mesi, assisterete a uno spettacolo dal vivo. Mentre stasera qualcuno lavorerà, però, la maggior parte delle lavoratrici e lavoratori di questo settore non lo potrà fare. Sono più di 250 mila le persone che creano e muovono l’economia dello Spettacolo e, prima di qualsiasi ripartenza, vanno date loro risposte, tutele e ammortizzatori sociali adeguati. Le attuali ripartenze mancano di linee guida e regole chiare, amplificando ancor più il divario tra le grandi imprese culturali pubbliche e private (che beneficiano e beneficeranno di finanziamenti anche a fondo perduto) e tutte le altre realtà, che si trovano nella condizione di non poter ripartire. Queste realtà rappresentano il 70% del settore e coinvolgono quindi la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori. Le modalità con cui si riapriranno le attività su tutto il territorio nazionale, rischiano di essere penalizzanti e non inclusive per la grande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori. Alla luce di ciò, l’annunciata ripartenza sarà in realtà una falsa partenza -una ripartenza orizzontale- che di fatto impedisce l’accesso agli ammortizzatori sociali. Le limitazioni che riguardano il distanziamento fisico sul palco rischiano infatti di ridurre ulteriormente i livelli occupazionali già bassi e di minare la sopravvivenza stessa del settore. Si rende necessario dunque un intervento massiccio da parte delle Istituzioni preposte, che garantisca un salario di continuità e finanziamenti capillari fino all’effettiva e stabile ripresa di tutto il comparto. Uno Stato di diritto ha il dovere di garantire ai Cittadini di poter godere e usufruire di proposte culturali diversificate, così come ha il dovere di garantire alle lavoratrici e ai lavoratori una retribuzione proporzionata alla quantità̀ e qualità̀ del loro lavoro, che sia sufficiente ad assicurargli un’esistenza libera e dignitosa. In questa emergenza, la dignità̀ va garantita anche a chi è impossibilitato a lavorare. La salute e la dignità̀ non hanno prezzo. Lavoratrici e lavoratori dello spettacolo Regione Piemonte

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