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Cultura

Il progetto fotografico degli studenti del Primo Levi di Torino nato durante il lockdown

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È possibile che la routine quotidiana che ha caratterizzato la quarantena da pandemia Covid-19 sia riuscita a spingere quasi duecento giovani liceali a raccontarsi con uno scatto fotografico? Ma soprattutto, è possibile per un adolescente concentrare in uno scatto fotografico i sentimenti, belli e brutti, che hanno affollato la sua mente nei tre mesi di lockdown? Il progetto #COVIDART, ideato e curato dalla professoressa Carla Zito con la supervisione della professoressa Anna Rosaria Toma, rispettivamente docente di Disegno e Storia dell’Arte e dirigente dell’Istituto Primo Levi di Torino, ha dato una risposta affermativa a entrambi gli interrogativi. Dimostrando che, quando sono contagiati dalla creatività ovvero quando sono sollecitati nel modo giusto, i giovani sanno guardarsi dentro con profondità e sensibilità.

Il progetto #COVIDART, che si è rivelato un’iniziativa didattica tanto formativa quanto sperimentale, sia per la forma, perché svolta a distanza in modalità telematica, sia per la sostanza, perché dedicata a un’emergenza sociale drammatica, ha invitato gli studenti (ma anche i professori, vista la partecipazione attiva di molti docenti) a immortalare gli oggetti, le azioni su cui si soffermava ogni mattina, ogni pomeriggio e ogni sera, spesso in modo ossessivo, il loro sguardo, invitandoli a rappresentare con un’immagine e con una didascalia anticipata da un # (perché un post ormai comunica con grande incisività) il proprio stato d’animo. Il tutto rispettando lo schema grafico di un format grafico assegnato.

Il risultato è una raccolta iconografica emozionante, che ha consentito di “leggere” gli studenti attraverso la scelta delle loro immagini e attraverso le loro evocazioni: molte inferriate, volte a segnare il limite di ciò che non si poteva più varcare con libertà; la vita vissuta da un balcone, tanto di giorno quanto di notte; il silenzio assordante, con le auto quasi abbandonate nelle aree di parcheggio; la città di Torino vuota. Ma soprattutto sono stati ricorrenti i temi della mancanza, dell’attesa, della speranza, del riabbracciare, del rivedere, del desiderare una “quiete dopo la tempesta”, pur senza sapere se e quando sarebbe finita la tempesta. Talora però la vita è ricomparsa, per lo più nelle immagini delle camerette degli studenti, per partecipare alle lezioni on-line, ma anche per tentare di ritrovare la propria intimità nelle pagine di un libro o per riformulare il concetto di svago semplicemente disegnando. Così come la vita è riaffiorata dalle immagini delle rampe di scale o delle palestre domestiche in cui gli studenti dell’Istituto Primo Levi, per la maggior parte sportivi, si sono tenuti in allenamento.

Tutto questo ora è diventato una mostra on-line accessibile tramite la pagina facebook e a brevissimo tramite la homepage (https://www.istitutoprimolevi.edu.it/) e dell’istituto scolastico in cui saranno visibili 90 immagini, che sono state selezionate tra le circa 200 pervenute e che, una volta in presenza, si trasformeranno in una mostra fotografica percorribile tra i corridoi della scuola.

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