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Banco delle opere di carità, a Torino nord 70% in più di richieste di cibo. L’appello alle aziende alimentari: “Non abbiamo più cibo da distribuire”

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Sono aumentate del 70% le richieste di aiuto alimentare per il Banco delle Opere di Carità del Piemonte, in seguito all’emergenza Covid-19. L’associazione, che sostiene i bisognosi di Torino nord, lancia un appello alle aziende agro-alimentari del territorio, per far fronte all’accresciuta domanda di cibo.

“In Piemonte attraverso la nostra rete serviamo generalmente 17mila persone, di cui 10mila nell’area torinese. Con l’emergenza sanitaria e il conseguente lockdown ci troviamo davanti a quasi 28mila richieste di aiuto”, spiega Enzo Valsania, responsabile della sede piemontese del Banco delle Opere di Carità, che invita le aziende della filiera alimentare e della grande distribuzione a donare “i prodotti in giacenza o di prossima scadenza per poterli distribuire andando incontro alla gente che ci chiede aiuto”.

Alberto di Tanno, socio fondatore dell’associazione e sostenitore della onlus, si unisce all’appello: “E’ fondamentale che le rimanenze vengano convogliate in quantità maggiori sul Banco delle Opere di Carità, perché in questo momento si registrano cifre di domanda impressionanti. Solo creando una rete di solidarietà si possono superare i momenti difficili e ringraziamo tutte le aziende che già contribuiscono”.

La fornitura di alimenti arriva generalmente dall’Agea (L’Agenzia per le erogazioni in agricoltura), ma in questo periodo la povertà è aumentata e c’è bisogno di essere uniti alle aziende agroalimentari per i beni di prima necessità.

“Una fascia di persone – spiega Enzo Valsania – a causa del lockdown economico, si è trovata senza lavoro: badanti, colf, operatori della ristorazione e del commercio, con contratti a tempo determinato e in scadenza, sono rimasti improvvisamente senza occupazione e senza entrate”.

Il Banco delle Opere di Carità del Piemonte fa parte dell’omonimo circuito nazionale che conta 14 punti di distribuzione in Italia. La sezione torinese conta su 46 volontari, si trova a Caselle Torinese, strada Commenda 10/a, e fa da centro di raccolta degli alimenti per 36 punti di distribuzione dislocati in Torino e provincia: parrocchie, associazioni di volontariato e i Cis (Consorzi intercomunali dei servizi socio-assistenziali).

Aziende come Maina, Balocco,Finestra sul cielo, Galup, Mole, LP Food stanno contribuendo consegnando i loro prodotti, ma la domanda di aiuto è cresciuta e gli alimenti non sono più sufficienti a fronteggiarla.

L’attuale emergenza è affrontata anche con la collaborazione dell’associazione Maria Madre della Provvidenza ‘Giorgio Valsania’ onlus, di cui Di Tanno è vice presidente, che ha distribuito 60mila mascherine realizzate da volontari presso l’azienda Ci.ti.elle di Gassino torinese che ha messo a disposizione i suoi macchinari.

“Un’operazione – aggiunge Valsania – resa possibile grazie alle donazioni da parte delle società Intergea e Nobis dello stesso Alberto di Tanno, che ha sostenuto la partenza della produzione acquistando il materiale per poterle realizzare. Il ringraziamento va anche a Fondazione Compagnia di San Paolo che ha creduto al progetto così come Filmar, La Baita, Mc Donald’s di San Maurizio, Associazione Culturale Panchine d’Autore, Fondazione Specchio dei Tempi, Il Risveglio”. Un gruppo di imprenditori che si è reso sensibile in un momento così difficile.

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