Idee & consigli
Processo di estrazione dell’olio di CBD
L’uomo nel corso di migliaia di anni di storia ha sempre coltivato la canapa, sia per i suoi risaputi scopi terapeutici, sia per numerosi altri utilizzi. Importanti ritrovamenti dall’Asia all’Europa, databili in diverse epoche della civiltà umana ci dicono come l’uomo abbia sin dall’inizio della sua storia utilizzato questo prodotto incredibile.
Gli utilizzi della canapa si sono evoluti nel corso del tempo e oggi la è possibile utilizzarla per la produzione di materiali per bio-edilizia, come bio-carburante, per la cosmesi e molto altro oltre agli usi classici come quello nel settore tessile, alimentare e farmaceutico.
Molto conosciuto è l’olio di canapa che si estrae dalla spremitura a freddo dei semi, tuttavia questo olio non contiene cannabinoidi di alcun tipo. Il processo per l’estrazione del prezioso olio ricco del principio attivo CBD è diverso da quello del normale olio di canapa alimentare.
Il CBD è il fitocannabinoide presente in grandi quantità nella Cannabis sativa e in grado di apportare numerosi effetti terapeutici all’organismo umano soprattutto sottoforma di l’olio di CBD; in particolare è conosciuto per l’effetto calmante, antinfiammatorio e di regolazione omeostatica.
Numerose ricerche scientifiche mettono in luce il fatto che per essere davvero efficace l’olio di CBD, o altri preparati, deve presentare uno spettro completo quindi essere associato ai terpeni presenti all’interno del fitocomplesso naturale della pianta.
Per produrre un olio di CBD di alta qualità e che preservi intatte le proprietà terapeutiche è importante prestare un’attenzione particolare all’intero processo di estrazione, sin dalle prime fasi. Il primo passo fondamentale è la scelta della varietà e anche del metodo di coltivazione che dovrebbe essere il più naturale possibile e privo di pesticidi e sostanze tossiche. Sicuramente scegliere la canapa coltivata in Europa può rappresentare un vantaggio in quanto la pianta sarà conforme ai requisiti legislativi e quindi sicura. Il processo estrattivo vero e proprio è particolarmente delicato e necessita di controlli qualità costanti.
Il CBD ha una natura lipidica, pertanto un primo metodo efficace ed economico ma che produce un olio più “sporco” e di qualità inferiore è l’estrazione con solventi. La parte oleosa come il CBD, ma anche cere e altri composti solubili in alcool si legano al solvete che li estrae, il liquido evapora e resta l’olio di CBD.
Un altro processo si basa sull’estrazione mediante un altro olio, come ad esempio olio di oliva. Questo metodo sfrutta il principio chimico “il simile scioglie il simile” e consiste nel formare un’infusione della pianta nell’olio vettore e portare il preparato ad una temperatura tale da attivare i composti, renderli meno stabili e favorire la migrazione di CBD, terpeni e sostanze attive dalla pianta all’olio. Il problema di questa estrazione è che le temperature elevate possono danneggiare molti principi attivi termosensibili che quindi non avranno più un potere benefico. Inoltre, le percentuali di CBD estratte risultano modeste.
Il metodo migliore resta quello dell’estrazione con l’uso di gas supercritici, in particolare si utilizza la CO2 perché totalmente atossica, priva di odore e presente in natura. Benché l’estrazione con CO2 risulti molto costosa l’olio che si ottiene è di altissima qualità. La CO2 viene portata ad uno stato supercritico, raggiunto questo particolare stato fisico la sostanza è in grado di estrapolare CBD, terpeni e tutti i principi attivi delle inflorescenze di Cannabis sativa, si verifica un processo detto di frazionamento, ottenendo composti assolutamente puri.
Il processo mediante anidride carbonica supercritica permette un controllo selettivo e preciso sia sulle sostanze estratte sia sulla qualità finale dell’olio. Il prodotto finale sarà privo di ogni contaminazione chimica in quanto la CO2 non lascia residui, al contrario dei solventi utilizzati per l’estrazione.
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