Cittadini
Potere al popolo: più di 220 persone aiutate dai pacchi alimentari consegnati grazie al lavoro di 60 volontari
Potere al Popolo! ha già consegnato – nella prima settimana di distribuzione pacchi alimentari a chi è in difficoltà economica per l’emergenza coronavirus – 50 pacchi alimentari, sostenendo oltre 220 persone, grazie a 60 volontari.
Il 70% delle famiglie di Torino a cui abbiamo consegnato il pacco alimentare aveva almeno una persona che lavorava fino all’inizio dell’emergenza economica. I settori più rappresentati sono caratterizzati da bassi salari, elevata precarietà e forte presenza di lavoro nero: ristorazione (28%), piccole partite iva, ambulanti e mercatari (14%), ditte di pulizia, lavoro di cura e badanti (12%), operai e magazzinieri precari (10%), artigiani (2%).
Il 18% percepisce piccole forme di sussidio (pensione sociale, cassa integrazione, pensione di invalidità, reddito di cittadinanza) che però sono insufficienti ad arrivare a fine mese.
I quartieri dai quali sono arrivate più richieste sono stati, in ordine decrescente: Barriera di Milano, Borgo Vittoria, Aurora, Mirafiori, Lingotto e Vallette/Lucento. Da questi quartieri proviene quasi il 90% delle persone prese in carico.
Il 23% sono italiani (in forte aumento negli ultimi giorni), il 77% stranieri, tra cui l’11% senza permesso di soggiorno valido. Di tutti quelli che ci hanno chiamato il 15% non ha la residenza, requisito di accesso ai “Buoni Spesa”.
Ma alle vastissime fasce di esclusione de facto, non possiamo che denunciare anche i vergognosi casi di esclusione de iure: tantissime persone sono state escluse per la mancanza della residenza (studenti e lavoratori precari) o del permesso di soggiorno. Questa è stata una scelta arbitraria del Comune di Torino, per fortuna una scelta già sanzionata come discriminatoria da un giudice del tribunale di Roma nei confronti del similare operato del Campidoglio: una scelta non obbligata e non applicata da vari comuni italiani dotati di maggiore buon senso.
La maggior parte delle persone che ci hanno chiamato possono essere definite lavoratori poveri. Non si tratta di persone disoccupate, ma più spesso di persone che fino a un mese fa riuscivano a stento a ‘galleggiare’ e che si trovano adesso travolte dall’emergenza economica e dall’assenza di misure degne per affrontarla (sia a livello locale che nazionale). Sono persone che lavorano, tanto, troppo, ma sono pagate pochissimo o perennemente schiacciate dalle spese: persone che si ‘spaccano la schiena’ ma nonostante questo si sono trovate senza niente per affrontare l’emergenza.
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