Cittadini
Serra: nella Fase 2 particolare attenzione ai diritti dei minori
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La garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza Ylenia Serra è intervenuta ad un incontro sul tema della Fase 2 dell’emergenza Coronavirus in particolare per quano riguarda la situazione dei bambini. All’incontro erano presenti i garanti regionali di Lombardia, Liguria, Veneto, Toscana, Lazio, Basilicata, Marche, Molise, Puglia, Calabria, Sardegna e delle province autonome di Trento e Bolzano.
“Non viviamo tempi facili – ha detto Ylenia Serra – ma l’emergenza ci rende solidali e capaci di accettare limitazioni fino a pochi mesi fa inimmaginabili. È necessario, sin da subito, cominciare a riflettere sulla pianificazione della cosiddetta ‘fase 2’ dell’emergenza con particolare attenzione ai diritti dei minori, soprattutto quelli più fragili e vulnerabili”.
“L’emergenza sanitaria – ha continuato Serra – ha notevolmente complicato l’attività dei garanti, che hanno dovuto far fronte a nuovi ostacoli che hanno reso ancor più difficile tutelare i diritti dei minori, a cominciare dal diritto allo studio. La scarsità di strumenti informatici, soprattutto tra le fasce più deboli, unita all’assenza di copertura del segnale in alcune zone, ha reso impossibile garantire l’educazione a distanza in modo uniforme su tutto il territorio”.
A ciò deve aggiungersi l’incremento dei casi di cyberbullismo e di adescamento on line e l’aumento di occasioni di conflittualità familiare che, con il protrarsi della convivenza forzata, possono sfociare in episodi di violenza, subita o assistita, di cui è impossibile anche la semplice denuncia.
Le ricadute psicologiche e sanitarie sono importanti e sarà necessario disporre di strumenti e di risorse dedicate. “Il Piemonte – conclude la garante – dispone senza dubbio di importanti strumenti a tutela dell’infanzia, ma è un fatto che, in assenza di diagnosi certe, il distanziamento sociale ha creato difficoltà anche per quanto riguarda il ricongiungimento familiare in casi di affido o di diritto di visita e l’inserimento in comunità o in case famiglia, cui ora si stanno trovando soluzioni, e che solo continuando a elaborare modalità alternative si potrà garantire la necessaria continuità socio-assistenziale ed educativa”.
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