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Incendi Chernobyl, Arpa: nessuna radioattività in aria in Piemonte

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Gli incendi in corso da giorni nei boschi vicino a Chernobyl, teatro nell’aprile 1986 del più grave incidente civile nucleare, l’esplosione di un reattore della centrale, non avrebbero prodotto un aumento di radioattività in Italia e più in particolare in Piemonte. Lo sostiene Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) che ha effettuato quotidianamente, anche in questo periodo di emergenza legata al Coronavirus, le analisi nel particolato atmosferico.

La scorsa settimana, scrive l’agenzia,  si sono sviluppati estesi incendi nei dintorni di Chernobyl. Sulla base dei modelli elaborati dall’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (ISIN) e dall’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare francese (IRSN), tale evento non ha finora comportato alcun aumento della radioattività nell’aria nel nostro Paese e in Piemonte.

Ciò risulta evidente dalle analisi della radioattività nel particolato atmosferico che Arpa Piemonte ha continuato ad effettuare giornalmente anche in questo periodo di emergenza sanitaria. In particolare, durante tutto il mese di aprile non è mai stata riscontrata la presenza di Cs-137, il radioisotopo ancora presente in ambiente e soprattutto nelle foreste contaminate dall’incidente.

Nel grafico riportato di seguito sono mostrati i dati delle misure relativi al Cs-137 registrati giornalmente ad Ivrea (TO) ed a Vercelli durante il mese di aprile: tutti i risultati sono inferiori al Limite di Rivelabilità strumentale (valori dell’ordine del milliBecquerel al metro cubo), del tutto simili a quelli misurati durante tutti i mesi dell’anno e ampiamente inferiori al Valore di Screening da livello notificabile ex R. 2000/473/Euratom (linea rossa nel grafico).

Anche misurazioni più approfondite, eseguite sull’insieme di più campioni (pacchetto filtri settimanale) hanno dato risultati inferiori al Limite di Rivelabilità.

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