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Lockdown? In Italia 71mila aziende lavorano in deroga: 4644 in Piemonte

Sergio Lanzillotta

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Chiaro e netto: il decreto del 22 marzo del Presidente del Consiglio Conte impone la chiusura delle “attività produttive non necessarie”. E invece, fatta la legge, trovato l’inghippo. Infatti: quali sono le attività necessarie? “L’essenzialità” di un’azienda è definita da un codice Ateco che però lascia campo libero a diverse scappatoie.

Sono migliaia infatti le aziende che hanno fatto richiesta ai Prefetti per lavorare in deroga. Tutto lecito? Sì e no. In questi giorni circa 71mila aziende in Italia hanno fatto richiesta: il 67 per cento dalle 4 regioni del Nord (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte). Di queste, 4644 nel solo Piemonte.

Premettendo la buona fede e la liceità di tutte le richieste, il problema sta a monte. A causa del carico di lavoro, i Prefetti non hanno il tempo di controllare tutte le attività.

Procedura

Per continuare la produzione le aziende devono solamente fare un’autocertificazione dichiarando di svolgere attività funzionali alle filiere essenziali (sanità, trasporti, logistica e agroalimentare, per citarne solo alcuni) identificate da codici Ateco; in seguito sarà il Prefetto a verificare la veridicità delle informazioni.

Nel frattempo vale il silenzio-assenzo: l’azienda continua a lavorare. Questo ha portato a casi eclatanti. Come quello segnalato dal Fatto: “Una è una ditta che continuava a restare aperta nonostante producesse utensili in legno e pennelli, l’altro un produttore di carta che si era iscritto alla filiera alimentare, nonostante riguardasse una parte infinitesimale del suo mercato”.

Di più: c’è un’azienda, segnala Repubblica, che fabbrica passeggini, non essenziale, che chiede di continuare a produrre perché vende su Amazon. E Amazon è essenziale perché è nella logistica.

Cuneo

Restando in Piemonte, e nello specifico a Cuneo, sono circa  1.500 le aziende che continuano a lavorare in deroga. Troppe. Almeno per i sindacati provinciali che hanno richiesto un incontro urgente con il prefetto Giovanni Russo. “La vita umana prevale su tutto – dicono i segretari generali Davide Masera (Cgil), Enrico Solavagione (Cisl) e Armando Dagna (Uil) -. Sono troppi quelli che non hanno ancora una piena consapevolezza o fingono di non capire che il virus si combatte riducendo i contatti e le occasioni di contagio, con l’adozione di dispositivi di protezione individuale, purtroppo ancora carenti in molte realtà produttive”.

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