Cittadini
Torino, ecco il secondo manifesto di Andrea Villa dedicato alla pandemia del Coronavirus – Fotogallery –
Anche lo street artist torinese Andrea Villa resta a casa ma non smette di regalarci i suoi lavori. Si chiama “Rinascimento italiano” l’ultimo manifesto dell’artista appeso al balcone di casa sua, che fa parte del “Trittico della Nazione”, strutturato in tre manifesti tratti dai quadri di Renato Guttuso: il primo antecedente la pandemia da Coronavirus, il secondo durante la pandemia e il terzo a pandemia terminata.
Il trittico è una celebrazione e un’ analisi del popolo italiano rapportato ai mass media e alla realtà contemporanea.
Quest’ ultimo lavoro rappresenta il mashup fotoritoccato di due opere maestre di Guttuso: “Il Comizio” e “I funerali di Togliatti”.
Nella mia reinterpretazione il messaggio ideologico dei quadri originali è stato sostituito dalla coscienza patriottica: il popolo italiano non è più scisso dalle culture regionali o dal Nord al Sud, ma è congiunto in un fronte comune, un’ unica battaglia popolare: sopravvivere e debellare il virus.
Il filone artistico che, a mio giudizio, meglio ha interpretato la coesione tra arte e popolo, è il “Il neorealismo pittorico”, movimento avanguardista del Dopoguerra capitanato da Renato Guttuso, il quale si poneva in netto antagonismo con l’ astrattismo e il concettualismo delle ricerche artistiche Americane.
Citando Alessandra Mammì nel suo articolo dell’ Espresso del 22 Dicembre 2017:
“…per il centenario della nascita al Complesso del Vittoriano di Roma curata da Enrico Crispolti e Fabio Carapezza -la mostra di- Guttuso fu visitata da 100 mila persone convincendo gli organizzatori a prorogarla per quasi un mese. E se ancora esiste un popolo, orfano di una sinistra epica e visionaria, che non ha dimenticato il suo pittore, forse la Storia, tra corsi e ricorsi, l’ultima pagina su Guttuso la deve ancora scrivere.”
Tutto ciò è la riprova che il “popolo” cerca ancora fortemente un contatto con l’arte trascendente dalle sue nozioni scolastiche o culturali. Si evidenzia sempre di più la richiesta nei confronti dell’ arte contemporanea di proporre un’ espressione artistica che congiunga l’ estetica con la ricerca di significanti culturali ritenuti “meno aulici”.
Così come Guttuso ha tentato di sperimentare a suo tempo un’ espressione artistica figurativa comprensibile ai più, il mio intento è di stabilire un ponte tra l’ opera d’ arte e la comunicazione della stessa al “popolo”.
Possiamo quindi domandarci: l’ arte contemporanea riesce ancora ad esprimere nella sua rappresentazione l’ entità del “popolo”, o Guttuso ne è l’ ultimo alfiere?
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