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Cronaca

Torino: confermati in cassazione altri 30 anni per Minghella, il “killer delle prostitute”

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Nel 2017 la Corte d’Assise di Torino aveva accolto la richiesta del sostituto procuratore Roberto Sparagna di condanna a 30 anni di carcere che si sommano all’ergastolo e alle centinaia di anni di reclusione per Maurizio Minghella colpevole di aver ucciso almeno una decina di donne, alcune delle quali prostitute.

Il cosiddetto “killer delle prostitute” era già stato condannato per l’omicidio di cinque giovani donne conosciute nei locali di Genova, ma nel 1995 ottiene la semilibertà per recarsi al lavoro e così riprende a uccidere. Proprio per questa recidiva, per un’evasione e un tentativo non riuscito di evadere, la Cassazione ha confermato il verdetto di 30 anni per l’omicidio di Floreta Islami, strangolata il 14 febbraio del 1998 con una sciarpa rossa, il suo tipico modus operandi.

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La donna di 29 anni è la quinta vittima attribuita al genovese e associato a Minghella grazie alla rivelazione di un’altra donna, Alketa Demiraj, violentata, rapinata e picchiata, ma che alla fine è riuscita a scappare. Demiraj ha detto che durante la violenza il suo carnefice le aveva detto di aver già ucciso altre due prostitute, una a Rivoli e l’altra a Casalette. Se per l’ultimo caso si è subito arrivati al nome di Fatima H’Didou, nel caso di Rivoli, quello di Islami appunto, è stato più complicato. Solo nel 2015 la questura di Torino era riuscita a riaprire il caso grazie allo sviluppo di nuove metodiche biomolecolari più sensibili, che hanno rilevato tracce di Dna di Minghella sulla sciarpa rossa usata per strangolare Islami.

Per i giudici Minghella ha una “non comune capacità di delinquere, non inficiata dai periodi di prolungata detenzione e dal trattamento rieducativo messo in atto”. Sparagna descrive il condannato “capace di intendere e volere, in preda a istinti compulsivi e irrefrenabili”.

Foto di The Mister 612 CC BY-SA 4.0

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